Siena, 22 giugno 2023 – Questa mattina, al Quirinale, nella sala del Bronzino, si è svolta l'anteprima della mostra 'Gli dei ritornano - I Bronzi di San Casciano’ curata da Jacopo Tabolli, direttore scientifico degli scavi al Santuario Ritrovato del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena e da Massimo Osanna, direttore generale dei Musei. Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione del presidente della Repubblica ha introdotto i lavori. Sono intervenuti, oltre a Massimo Osanna, Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio; Jacopo Tabolli, professore di Etruscologia dell'Università per Stranieri di Siena.
L'esposizione resterà aperta fino al 29 ottobre. La mostra presenta per la prima volta al pubblico le straordinarie scoperte effettuate nel 2022 nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
La mostra si snoda come un viaggio attraverso i secoli all'interno del paesaggio delle acque calde del territorio dell'antica città-stato etrusca di Chiusi. A partire dall'età del bronzo fino all'età imperiale, la grande tradizione di produzioni in bronzo di quest'area dell'Etruria è presentata come una spirale del tempo e dello spazio: come l'acqua calda delle sorgenti termali si fa vortice e diviene travertino, così il visitatore scopre come le offerte in bronzo incontrino l'acqua non solo a San Casciano ma in una moltitudine di luoghi sacri del territorio. Oltre 20 statue e statuette, migliaia di monete in bronzo ed ex-voto anatomici raccontano una storia di devozione, di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l'acqua termale era usata anche a fini terapeutici.
L'eccezionale stato di conservazione delle statue all'interno dell'acqua calda ha permesso anche di tramandare lunghe iscrizioni in etrusco e latino che raccontano delle genti che frequentavano il luogo sacro, delle divinità invocate e della compresenza di Etruschi e Romani attorno all'acqua calda.
La destinazione futura e definitiva dei bronzi sarà però il Palazzo dell'Arcipretura di San Casciano, acquisito dal ministero della Cultura per diventare "la casa" dei Bronzi. "Tra un anno potrà essere aperto al pubblico", ha annunciato Osanna. "Questa mostra nasce da un lavoro di squadra che ha svolto uno scavo realizzato in maniera metodologicamente ineccepibile nonostante le condizioni di disagio dovute alla presenza del fango. Si tratta di un risultato eccezionale non solo nella quantità del materiale scoperto, ma soprattutto nella qualità della conoscenza che ci permette di ricostruire il contesto a 360 gradi", ha detto Osanna. Il bronzo e l'acqua calda sono la cifra che caratterizza tutto il percorso espositivo, a partire dai reperti risalenti all'età del bronzo e provenienti da altri siti etruschi. Ed è proprio l'acqua calda, riprodotta in mostra attraverso dei fondali blu, che ha permesso il perfetto stato di conservazione a cui i bronzi sono arrivati fino a noi.
"Un fulmine caduto sul santuario durante l'età di Tiberio fu interpretato come segnale del dio che parla agli umani – ha spiegato Osanna – e, per purificare l'area profanata, le statue dei malati, degli dei e gli ex voto furono deposti all'interno della vasca, sigillati nel fango e chiusi da uno strato di tegole. Sopra, fu apposta la riproduzione di un fulmine in bronzo, e questo ha fatto sì che le statue fossero lasciate in quell'area sacra, nascoste per sempre agli occhi degli uomini". Nel corso dei secoli, quel luogo restò sacro e il legame tra l'acqua calda e il bronzo rimase intatto, anche se cambiò forma: non più statue votive, ma monete. Migliaia di monete riemerse dal fango nelle mani dell'équipe formata da archeologi, geologi, architetti, ingegneri. Un'impresa che riprenderà con una ulteriore campagna di scavi.
"Non sappiamo quello che il santuario ci serba – ha detto infine Osanna – ma sono sicuro ci saranno ancora molte sorprese". Come per esempio le strutture della Scuola medica che era presente all'interno del complesso termale, splendidamente testimoniata in mostra dalla statua dell'Apollo danzante. Con i capelli al vento, il dio era deposto, e così è restituito al pubblico, assieme a placche poliviscerali e uno strumento chirurgico, segno della presenza della Scuola. E poi la statua di divinità femminile con dedica in etrusco al Flere di Havens, il Nume della fonte, e un commovente efebo malato, e forse guarito, con un'iscrizione in latino a testimonianza dell'offerta a Fons, l'acqua calda. La mostra così pone i visitatori di fronte a un mondo multiculturale e plurilinguistico, cifra costitutiva di questo luogo sacro. Un'offerente femminile, nella sua rappresentazione in intelligenza artificiale, e un giovane togato, produzione toreutica dei primi anni del II secolo avanti Cristo sono il segno di chi si recava a pregare presso la fonte termale. È probabilmente questa la grandezza della scoperta avvenuta a San Casciano, partita 30 anni fa con la richiesta dell'amministrazione comunale di tutelare quell'area, nonostante al tempo fosse soltanto un luogo di vegetazione.
"C'era una memoria cinquecentesca della presenza di bagni – ha raccontato Tabolli – la richiesta della comunità locale fu lungimirante. Da lì nasce il progetto di ricerca, fatto di successi e insuccessi. Nel 2019, il primo anno, non abbiamo trovato assolutamente niente. Lavoravamo in mezzo al fango e all'acqua calda a 42 gradi". Ma lo sforzo del team è stato premiato ed è arrivata la stupefacente scoperta. "Si tratta per adesso di un pezzo piccolissimo di un santuario molto più grande che dura sette secoli, dal III avanti Cristo al IV dopo Cristo. Il racconto della mostra è un racconto umano, non sono solo rappresentazioni di divinità, ma anche di donne e uomini". In quel luogo sacro ma anche di cura, dove i malati si recavano portando agli dei i loro oggetti votivi in bronzo sorgerà un Parco archeologico. "Stiamo pensando al futuro – ha detto Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Mic - e attraverso l'acquisizione dei terreni ancora di proprietà privata apriremo il Parco archeologico di San Casciano. I fondi per i terreni, pari a 60mila euro, sono già stati stanziati e il Parco procederà insieme al procedere degli scavi. È un processo step by step che inizieremo il prima possibile. In un anno, un anno e mezzo, potremmo avviare il Parco o comunque mettere parte del Parco a disposizione del pubblico".