Movimento identità trans parla senese. Portavoce è l’avvocatessa Parigiani

Stasera sarà ospite a Rete4 di ’Zona Bianca’ per affrontare il caso Careggi. La sua testimonianza "Ogni anno al tribunale di Siena seguo procedimenti per l’affermazione dell’identità di genere" .

Movimento identità trans parla senese. Portavoce è l’avvocatessa Parigiani

Movimento identità trans parla senese. Portavoce è l’avvocatessa Parigiani

di Laura Valdesi

SIENA

E’ un’avvocatessa senese, Roberta Parigiani, 34 anni, la portavoce politica oltre che attivista del Movimento identità trans (Mit). "La più antica associazione di Europa – rivendica – nata nel 1979 quando le proteste delle persone trans si fecero visibili e dopo qualche anno, il 14 aprile 1982, portarono all’approvazione della legge 164", spiega mentre è in viaggio verso Cologno Monzese. Dove parteciperà stasera ad un’altra puntata di ’Zona bianca’ su Rete4, dopo quella di domenica scorsa, per affrontare la vicenda della persona in transizione che ha scoperto la gravidanza, le conseguenze giuridiche ma anche i risultati della recente ispezione al Centro di Careggi a Firenze dove si tratta la disforia di genere.

Avvocatessa Parigiani, anche lei ha effettuato il suo percorso di affermazione di genere nel centro fiorentino ora al centro del dibattito.

"I riflettori si sono accesi in considerazione di una presunta superficialità dei percorsi. Sono in realtà molto complessi, con un vaglio estremamente intrusivo all’interno dell’esperienza soggettiva, secondo la comunità trans. A mio avviso dovremmo andare nell’ottica di snellirli ma spesso ne parlano persone che del tema non sanno nulla. Basterebbe farselo raccontare".

Per mutare i dati anagrafici e sottoporsi ad interventi chirurgici bisogna presentare, attraverso un avvocato, domanda in tribunale. Se ne occupa?

"Certamente. Come avvocato del Mit, spesso le persone preferiscono affidarsi ad un legale che ha già effettuato il loro stesso percorso, siamo pochi in Italia. Occorre un’assistenza competente".

Tanti coloro che nella nostra provincia intraprendono l’iter giudiziale di affermazione dell’identità di genere?

"Un numero adeguato al fatto che la Toscana ha un grosso centro di riferimento, quello di Careggi appunto. In Italia ce ne sono pochi e soprattutto al centro-nord. In media si fanno tre procedimenti all’anno al tribunale di Siena".

C’è un caso che le è rimasto particolarmente nel cuore?

"Vado in tutta Italia. E posso dire quando segui un percorso in tribunale la persona si affida a te, confidando anche le questioni più delicate. Restano tutti nel cuore. Di recente è accaduto in Toscana che la persona trans avesse una famiglia con un figlio minore ed il coniuge che l’hanno affiancato nell’iter. Restando uniti, supportandolo in un percorso che dall’esterno può sembrare dirompente".

Quanto tempo occorre in genere per concludere l’iter giudiziale a Siena?

"Salvo consulenze tecniche d’ufficio, la controparte è la procura, entro un anno. A volte consiglio il cambio di residenza, che deve essere effettivo ovviamente, al fine di introdurre giudizi in un foro".

La difficoltà maggiore che ha personalmente incontrato nel percorso di affermazione di genere?

"Se usciamo da quella indotta dalla burocrazia, che è notevole, si incontra quella di una società che fa ancora fatica ad accogliere esperienze diverse dalla propria senza porsi nell’ottica di volerle accettare. E di comprendere che l’esperienza umana è varia. Ed è bella per questo".

Lei ha collaborato con il Comune di Bologna per la carriera alias.

"E’ il primo nel quale è pienamente operativa. L’ho redatta insieme alla presidente della commissione pari opportunità Porpora Marcasciano. Un onore ma anche un privilegio. Spero un giorno di poter arrivare ad averla anche nel Comune di Siena. Mi rendo disponibile, in un’ottica di collaborazione. Pro bono, com’è stato a Bologna".