Non c’è una visione unica, nemmeno dal fronte dei sindacati, sul futuro del Monte dei Paschi e sulla trattativa tra Ministero dell’Economia e UniCredit. Mentre i coordinamenti del gruppo Mps, Fabi compresa, confermano la linea dura e lo sciopero del 24, Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, avverte i suoi colleghi. "Se nel sindacato senese c’è qualcuno che pensa di poter dettare comportamenti e regole anche verso altre organizzazioni commetterà un grossolano errore. Questa situazione va gestita nel rispetto reciproco mettendo da parte condizionamenti politici e soprattutto l’idea di poter decidere per altri. Qualcuno vuol far passare UniCredit - ha detto Sileoni - come quella che vuole approfittarsi della cessione da parte dello Stato di Mps. Io credo che sia esattamente il contrario: a Siena c’è da mantenere lo storico marchio, c’è da garantire un presente e un futuro sereno a 21mila dipendenti, c’è da confermare la volontà degli esodi e dei prepensionamenti (al primo licenziamento bloccheremo il settore). E una eventuale integrazione con Unicredit, che non è affatto scontata dovrà mettere insieme tutti questi aspetti".
Secondo Sileoni "gli attuali dipendenti di Mps hanno lasciato alla propria banca, fino a oggi, oltre 100 milioni di euro fra giornate di solidarietà e congelamento di alcune voci del tfr. E’ arrivata finalmente l’ora che tutti i sacrifici fatti, professionali ed economici, siano ricompensati, che si ritorni alla normalità e alla stabilità".
La posizione dei sindacati di Banca Mps è invece molto più problematica rispetto a UniCredit. E lo stato dell’arte della trattativa vede le due parti apparentemente tornate alle posizioni di partenza. Dalla UniTower fanno trapelare spesso la posizione che "l’acquisizione del Monte si farà solo se è conveniente e rispettando tutte le condizioni poste dall’ad Andrea Orcel nella nota che ha dato il via alla trattativa. Ma le perplessità emerse nella due diligence, l’ingresso di Mediocredito Centrale e Amco, che dovrebbero rilevare gli sportelli del centro sud e i miliardi di crediti deteriorati, ha generato una serie di congetture che rendono Mef e UniCredit più distanti. Al Governo non conviene affatto vendere a Orcel solo gli sportelli del centro nord, più Widiba e, ipoteticamente, il marchio. In pratica accollandosi i 3 miliardi di aumento di capitale, il fondo di solidarietà per gestire 6 mila esuberi volontari, un’eventuale bad bank con Mps Capital Services, Leasing & Factoring più il centro operativo (in totale si sfiorano i mille dipendenti). Oltre a supportare Mediocredito e Amco, che sono controllate da Invitalia e dal Ministero, che potrebbero acquisire da 200 a 300 sportelli dalla Sicilia alle Marche, più una bella fetta di miliardi di crediti dubbi, in pratica i prestiti alle aziende di settori in crisi come turismo e commercio.
Intervengono anche i pensionati del Monte dei Paschi con una lettera aperta e accorata. "Ci sentiamo coinvolti in questo tragico momento: il Monte è per noi parte importante nella storia di un’intera vita, ha creato un pesante coinvolgimento delle nostre famiglie per i trasferimenti e per la presenza di tanti nostri figli nelle file dei dipendenti, ha consolidato un senso di appartenenza mai venuto meno. Vogliamo apremettere che non partiamo da pregiudiziali negative verso grandi Banche, ma solo contro soluzioni che annullino e disperdano quanto di positivo è stato costruito. Restiamo convinti che sia doverosa la massima vicinanza degli oltre 10.000 pensionati ai più di 20.000 colleghi rimasti in servizio"