PINO DI BLASIO
Cronaca

My Way e l’Avvelenata. I 35 anni in versi, altre storie da raccontare per chi vuole ascoltare

Per il Financial Times ’la banca più vecchia del mondo ha messo in ginocchio la città’. Archiviamo il decennio più stupido per Siena. Dalle Scienze della vita alle Università ecco i tesori per il Rinascimento.

My Way e l’Avvelenata. I 35 anni in versi, altre storie da raccontare per chi vuole ascoltare

Per il Financial Times ’la banca più vecchia del mondo ha messo in ginocchio la città’. Archiviamo il decennio più stupido per Siena. Dalle Scienze della vita alle Università ecco i tesori per il Rinascimento.

E ora che la fine è vicina e sono di fronte all’ultimo sipario, vi racconterò la mia storia. Sono sicuro di aver vissuto una carriera piena, di aver percorso ogni autostrada; e, molto più di questo, di averlo fatto a modo mio. Di rimpianti ne ho qualcuno, ma troppo pochi per essere menzionati..". Il caro, vecchio zio Frankie (Sinatra) e ’My Way’ è la colonna sonora per l’epilogo di una vita professionale. Il mio primo articolo su La Nazione è dell’ottobre 1989, raccontava di un avviso di garanzia all’allora sindaco di Montepulciano. La storia che oggi è all’epilogo è quella con il gruppo Editoriale Nazionale; è lunga 35 anni, equamente divisi tra cronaca di Siena e altre cronache, compreso l’ufficio centrale del Quotidiano Nazionale. Non parlerò di altri luoghi e altri tempi. Vorrei raccontare quello che lascio e come l’avevo ritrovato dopo 17 anni altrove. Una città che da rancorosa, autoflagellante e disillusa, si è trasformata in una Lo-Lo-Land con un bel futuro davanti. Lo-Lo sono le iniziali dei protagonisti che, a mio parere, hanno più cambiato il corso delle cose. Uno è Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Banca Mps. L’altro è il cardinale Augusto Paolo Lojudice, che ha ereditato una diocesi divisa, dispersa, con un’immagine con troppi nei. L’ha moltiplicata con l’unione della diocesi di Montepulciano-Pienza, ha portato tutta la provincia in pellegrinaggio, l’ha fatta diventare più buona, più cristiana, francescana in nome del Santo e del Papa.

Sul Monte lo spunto è il lungo articolo del Financial Times Magazine, che parte dalla morte di David Rossi e racconta la storia degli ultimi 30 anni sotto il titolo: ’Come la banca più antica del mondo ha messo in ginocchio una città’. Lungi da me l’idea di contestare il Financial Times, è come se un gattino miagolasse contro un leone.

Ma, dopo aver passato anni a raccontare tutto quello che è scritto nel reportage, e molto altro, vorrei che Siena archiviasse il decennio più stupido della sua storia secolare, sia della città che della banca. Mettesse la parola fine a processi, ricorsi, cause e risarcimenti, lasciasse i tribunali con una verità giudiziaria sancita da tante sentenze. Il Monte dei Paschi è stato realmente proprietà di Siena per meno di venti anni. Dal 1996, anno di nascita della Fondazione, che aveva il 100% del capitale della banca e uno statuto che blindava la maggioranza agli enti locali, fino al 2014, anno dell’ultimo aumento di capitale di 5 miliardi, per cercare invano di tappare la voragine aperta da Antonveneta. In 10 anni la Fondazione ha erogato oltre un miliardo e mezzo di euro di utili, soprattutto a Siena e provincia. La città non è mai stata in ginocchio, quella che è tramontata è la Siena arrogante, autarchica, sprecona, narcotizzata dall’oppio dei troppi milioni, degli scudetti vinti dalla Mens Sana e dei dieci anni del Siena in serie A.

Quando sono tornato, nell’aprile 2018, il Monte era stato salvato dallo Stato con la ricapitalizzazione da 5,4 miliardi. Il 69% della Banca era nelle mani del Governo. Il bilancio si era chiuso con una perdita di 700 milioni di euro. Oggi Banca Mps, grazie alla cura Lovaglio, capitalizza 6 miliardi e mezzo, il titolo vale 5,25 euro, lo Stato è sceso al 26,7%. E se qualcuno volesse comprare la banca non può più chiedere 8 miliardi, come ha fatto Unicredit a ottobre 2021. Dovrebbe pagarli lui.

La prima novità per la Fondazione Mps fu salutare la nomina a presidente di Carlo Rossi. La anticipò La Nazione; che sia stato un passo positivo lo dimostrano la riconferma di Rossi, un patrimonio che sfiora i 600 milioni di euro e le erogazioni al territorio salite a oltre 7 milioni all’anno.

Elencammo sei appunti per il prossimo decennio, i tesori di Siena e provincia. Il primo tesoro le Scienze della vita. Sul Biotecnopolo la speranza è che, persa la dote da 340 milioni di euro, arrivino progetti che facciano da moltiplicatore delle competenze scientifiche del territorio. Per Toscana Life Sciences, messi a punto bilanci e missione grazie alla Fondazione Mps, ci sarà una nuova governance. L’uomo ideale sarebbe l’ex rettore Francesco Frati. Tocca ai membri del comitato di Tls sceglierlo.

Il secondo tesoro è la sanità. Il Policlinico, riammodernato grazie ai tanti milioni di investimenti, dovrà puntare su direttori di dipartimenti e su professionisti capaci. L’Asl dovrà trasformare quel palazzo della Provincia, monumento agli anni della stupidità, nella casa di comunità e nel poliambulatorio.

Il terzo tesoro sono le due Università. Dovranno continuare ad attirare studenti, arruolando docenti di fama e pressando i vertici del Diritto allo Studio per servizi degni di una città universitaria. Non basta aver scelto un luogo per la seconda mensa, bisogna insistere e scuotere il Dsu.

La musica e l’arte sono altri tesori. La Chigiana vive anni dorati, può continuare ad essere colta e pop allo stesso tempo, con stagioni e festival piene di eventi. Siena jazz si è salvata e può dare corpo ai suoi sogni di accademia. I musei e l’arte sono il patrimonio più importante di queste terre. Da San Gimignano con il progetto San Domenico, a San Casciano dei Bagni, con i tesori del Bagno Grande, tutti i Comuni puntano su arte e bellezza per crescere e uscire dalla marginalità. Apro la parentesi politica. Dopo aver raccontato della storica elezione di Luigi De Mossi a sindaco di Siena, dopo 75 anni di sindaci di sinistra-centro, e la prima elezione di una donna, con Nicoletta Fabio, sarebbe bello vedere una presidente di Provincia donna e giovane. Da ottobre Siena sarà celebrata come la culla dell’arte mondiale a New York e poi a Londra. Potrebbe rivelarsi una formidabile occasione, non solo per solleticare un orgoglio da capitale mai sopito. Ma anche per ricordarsi che, se si è stati grandi un tempo, nulla vieta che si possa tornare ad esserlo.

La redazione de La Nazione, formata da professionisti fantastici, saprà raccontare Siena a modo suo, la maniera migliore per farlo. Cosa farò io? Passerò da Frank Sinatra a Francesco Guccini. "E quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare. Ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a c..o tutto il resto".