di Laura Valdesi
SIENA
"I momenti difficili ci sono, la giovane età spingerebbe a divertirsi. Ma se uno ha passione stringe i denti". Subito aggiunge: "Ho già fatto un bel po’ di gavetta, quella vera. Quando i miei amici rientravano a casa per andare a letto dopo la serata, io uscivo per iniziare il giro nelle scuderie. Solo così potevo imparare". E adesso Niccolò Bacci, 27 anni, senese dell’Onda, è diventato maniscalco. "Qualche giorno fa ho conseguito il certified eurofarrier, il Cef, creato dalla Federazione europea delle associazioni di mascalcia, nato per garantire e migliorare il benessere del cavallo incoraggiando i più alti standard di pareggio e ferratura", spiega orgoglioso Bacci. "Siamo in due ad averlo in Toscana, io e il mio maestro Alex Auzzi, maniscalco che ha ferrato Violenta da Clodia. Una professione molto particolare, l’unico modo per iniziare è affiancare qualcuno. Non esiste un albo", spiega questo giovane un po’ all’antica. Quanto a valori, almeno, e allo spirito di sacrificio.
Quando ha iniziato questo alvoro?
"Ricordo bene il giorno in cui ho aperto la partita iva. Era il 19 marzo 2020, pieno covid. Fu necessario perché altrimenti non avrei potuto seguire Auzzi stante la pandemia. I liberi professionisti , come ricorderete, potevano girare nelle scuderie e negli allevamenti".
Perché lavorare con i cavalli?
"Babbo è autista del bus, mamma impiegata amministrativa. Solo il nonno è stato proprietario di un cavallino da Palio negli anni ’70. Anche io non ho mai montato, però da piccolo mi dicono che giocavo costantemente con quelli di plastica. E appena ho avuto il motorino sono andato tutti i giorni ad occuparmi dei cavalli, a terra".
Diplomato all’istituto agrario, anche alla ’Berardenga’ hai potuto osservare in amicizia tante cose utili per la gestione del cavallo.
"Mi sono buttato a capofitto nel lavoro, appena ho avuto le carte in regola. La mascalcia è un incrocio fra scienza e arte: quest’ultima è la parte della lavorazione del ferro e delle materie, la prima riguarda l’anatomia del cavallo".
Quali scuderie segue Niccolò Bacci?
"Alcune da Palio, il primo che mi ha dato fiducia è stato Velluto. Fra i clienti anche Tamurè, Grandine, Tempesta, seguo anche l’allevamento di Giuseppe Zedde a Larniano. E poi sono il maniscalco dell’allevamento Le.Gi. di Massimo Parri che ha soggetti di grande qualità".
Dove vuoi arrivare?
"Sicuramente ad un livello molto alto, se progredisco con gli studi magari anche ad insegnare".
E’ un lavoro faticoso?
"Molto. A livello fisico si avvertono dolori a spalle, caviglie, polsi, alla schiena. Un’attività usurante. Ogni giorno tratto in media 5-6 cavalli. S’inizia la mattina verso le 7 andando avanti finché c’è bisogno. Ho clienti anche ad Arezzo, Montalcino e Firenze. Ho già fatto il maniscalco in molti palii d’Italia".
Il sogno è ferrare un barbero che poi vincerà in Piazza?
"Sono nato e cresciuto nell’Onda, voglio vivere la Contrada in modo sereno senza che si creino disguidi. Il Palio lo vivo da contradaiolo. Ambirei semmai a ferrare un cavallo che va alle Olimpiadi".
La tua fidanzata cosa pensa della professione?
"Mi incoraggia e mi infonde fiducia. Non è facile stare con un maniscalco che esce la mattina e torna la sera. Ma Marta condivide con me la passione".