LORENZO BENOCCI
Cronaca

Niente dazi Usa, vola l’export del vino

I Consorzi di denominazione senesi potenziano le vendite oltre oceano

di Lorenzo Benocci

"Le navi sono pronte a salpare in direzione Usa cariche di vino di Montalcino". Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, accoglie con soddisfazione la notizia dello scampato pericolo per l’agroalimentare italiano dei nuovi dazi Usa di fine anno, che hanno colpito le importazioni dall’Europa. Un sospiro di sollievo per i vini senesi, dunque, che hanno nel mercato a stelle e strisce uno sbocco commerciale molto importante.

La scure dei dazi invece interessa i vini francesi, concorrenti diretti del made in Italy sugli scaffali Usa. Mercato che vale il 30 per cento delle vendite di Brunello: "Gli Usa hanno premiato il rapporto di amicizia con l’Italia", dice Bindocci. Un anno fa la minaccia dei dazi aveva portato a un boom di richieste oltreoceano di Brunello 2015. "Timore – osserva Bindocci – che aiutò l’economia delle aziende che spedirono il vino nei mercati, già dai primi giorni di gennaio, anticipando i tempi". Stavolta c’è grande aspettativa per l’annata 2016 e per la Riserva 2015, "due delle migliori annate di sempre" secondo la critica internazionale. "Gli importatori – continua Bindocci – stanno premendo per velocizzare la spedizione dei vini, per essere presenti sin da subito sul mercato statunitense. Tutti noi produttori ci stiamo lavorando".

Per il vino Nobile di Montepulciano, il mercato Usa pesa invece il 22% dell’export. "In un momento così complicato per l’economia globale – dice Andrea Rossi, presidente del Consorzio – questa notizia fa sperare di riaprire prima possibile il dialogo con il mercato americano, non del tutto interrotto, ma certo messo a dura prova in questi mesi di pandemia. Proprio a fine 2020 siamo stati protagonisti di due eventi in presenza, uno a Chicago e uno a New York, piazze in cui i nostri vini sono particolarmente apprezzati e anche l’Ocm 2021 è stata pensata proprio per la promozione negli Usa. E’ un mercato – aggiunge – in cui continueremo a investire a livello di promozione, senza contare che gli americani sono una delle presenze più importanti a livello turistico per il nostro territorio, quindi è importante poter essere sempre più presenti nel loro scaffale".

Per il Chianti Classico, quello Usa continua a essere il primo mercato, con il 34% delle vendite. "Esportare sapendo che non c’è un dazio – afferma Carlotta Gori, direttore del Consorzio Vino Chianti Classico – è significativo soprattutto in un momento così complesso. Negli anni abbiamo lavorato con la Wine Origins Alliance per sensibilizzare sia l’Amministrazione Federale Americana, che la Commissione Europea sul delicato argomento dei dazi. Dal 2007 il Chianti Classico, unica denominazione italiana, è infatti membro di questa alleanza internazionale insieme a oltre 30 fra le più prestigiose regioni vitivinicole del mondo, con cui ha sottoscritto anche un accordo per la protezione e promozione dei nomi e dell’origine dei vini. Il mercato del Nord-America – è la conclusione – resta un riferimento e anche nel 2021 il Chianti Classico sarà presente con un piano di attività promo-pubblicitarie".

Gli Usa rappresentano storicamente il mercato di riferimento della Vernaccia di San Gimignano, dove viene venduto circa il 19% della produzione. "Un grazie alla nostra diplomazia per questo importante risultato – sottolinea Irina Strozzi, presidente del Consorzio –. Nel 2020 la pandemia ci ha impedito di realizzare eventi negli Usa e di operare con le fiere di settore. Il nostro Consorzio si è quindi mosso con una campagna di comunicazione e valorizzazione rivolta ai consumatori italiani e di tutto il mondo, puntiamo a preparare il terreno per la ripartenza post pandemia".