L’Università di Siena si vedrà tagliati – con la legge di bilancio – 8,2 milioni di euro dal Fondo di finanziamento ordinario, uno dei tanti tagli in vista che hanno fatto alzare la protesta contro la manovra governativa. Fra i primi a finire nella forbice del ‘risparmio generale’ che l’ateneo dovrà adottare sui suoi conti sono i ricercatori con contratti a termine, i giovani talenti di oggi e futuri scienziati. Laura Bergantini, romana di 33 anni è uno dei 135 ricercatori per i quali si sono spalancate le porte accademiche senesi, grazie ai progetti di ricerca sostenuti da fondi Pnrr, che hanno però durata triennale.
Come è iniziato il percorso accademico?
"Sono arrivata a Siena per l’università 14 anni fa, avevo 19 anni; nel 2016 mi sono laureata in Biotecnologie mediche. Dopo la magistrale ci sono stati i tre anni di dottorato di ricerca fra Siena e Hannover in Germania, poi di nuovo a Siena per la ricerca post dottorato. Da gennaio 2022 sono ricercatrice junior del Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze: il posto di ricerca è in Medicina di laboratorio e il progetto è sull’impatto ambientale nello sviluppo di malattie respiratorie. Il contratto da ricercatrice è a termine, scadrà a fine anno, rinnovabile però fino al 2026. Ma visto lo scenario attuale guardo al futuro con qualche incertezza".
Cosa vede nel futuro?
"Subito dopo la magistrale ho iniziato a pensare alla carriera accademica: il dottorato di ricerca è il primo step, il ricercatore fa parte del corpo docente, si occupa di ricerca m anche della didattica. Oggi a 33 anni sono ricercatore junior, sono arrivata presto, una grande opportunità insomma. Il sogno nel cassetto resta questo, anche nell’incertezza attuale".
Nubi che si addensano su tutta l’università italiana?
"Sono anche nel consiglio direttivo nazionale dell’Associazione dei ricercatori a tempo determinato. La prospettiva attuale riguarda tutti. Quella dei progetti di ricerca Pnrr è stata una grande occasione per tanti, a Siena come in tutti gli altri atenei italiani, ma ora con l’implacabile forbice rimarranno pochi. Il taglio andrà a cadere direttamente su di noi, ma impatterà su tutta l’Università italiana, sulle ricerche iniziate e sulla didattica".
Sta guardando altrove?
"Guardare ad un altro ateneo è come guardare Siena allo specchio. Possiamo rivolgerci solo al privato, all’industria e all’estero. Io continuo ad avere fiducia e sperar di rimanere qui: siamo una risorsa per l’università e per la scienza. Per la società tutta: innovazione e progresso devono essere prioritari, tanto più quando sono frutto di un ateneo pubblico. Un paio di anni fa è venuto in ateneo il professor Alberto Mantovani, per un incontro con la comunità accademica, ed ha detto che ‘i professori devono essere una rete di protezione per i ricercatori’. Questo messaggio è impresso nella mia mente. Confido che l’Università possa ancora venirci incontro".