Sinalunga (Siena), 11 maggio 2018 - Delet. E’ la parola albanese che significa pecore ed è quello che il morente Andrea Ndoja ha sussurrato all’amico Toni prima di spirare. Il racconto del connazionale della vittima è commosso, accanto a lui Antonio, un altro amico non riesce nemmeno a parlare. Appoggiato all’auto davanti all’abitazione della tragedia fa un gesto con la mano quasi a proteggersi come a dire non ce la faccio. Toni è altrettanto scosso ma si fa coraggio, prende un grande respiro e racconta la sua verità, trattenendo quelle lacrime di dolore che altrimenti scenderebbero giù copiose e inarrestabili.
«Sono stato per tutta la giornata in compagnia di Andrea e ho assististo alle telefonate che ha ricevuto chiedendogli chi fosse a cercarlo, senza avere risposta. Fammi vedere quel numero, gli ho detto, fammi vedere chi è, forse posso aiutarti, certe situazioni le ho già vissute». Qui Toni si ferma, il suo volto si contrae, ed emergono vecchie storia di violenza che sembravano morte e sepolte ma che purtroppo sono tornate di drammatica attualità mercoledì sera nella tranquilla Sinalunga. «Sei o forse sette mesi fa è successo qualcosa – dice ancora Toni –, ma credevo fosse acqua passata ormai, una storia chiusa definitivamente. Guarda il mio giubbotto ho detto ad Andrea, guarda come è ridotto. Mi hanno aggredito in due, avevano i coltelli, per fortuna mi sono difeso con un bastone e li ho messi in fuga. Il mio giubbotto è rimasto squarciato in più punti. L’ho fatto vedere ad Andrea, se mi avesse dato ascolto lo avrei difeso, magari fatto scappare e ora sarebbe ancora vivo».
Toni blocca ancora il suo racconto, prende ancora fiato, si guarda per un attimo intorno e poi torna con la memoria poche ore indietro, al momento dell’omicidio. «Non ci siamo accorti che qualcuno era arrivato a cercare Andrea – spiega – mi trovavo di sopra stavo facendo la doccia con me c’era anche Antonio. Ad un tratto ho sentito un tonfo sordo, ma in un primo momento non ho pensato ad un colpo di pistola. Credevo che qualcuno avvesse spaccato qualcosa, urtando magari inavvertitamente un oggetto poi caduto». Il racconto si fa drammatico e toccante e le parole di Toni vengono fuori a fatica, confuse, quasi strozzate da un pianto imminente. Perché l’uomo fa assolutamente fatica a non commuoversi. «Andrea mi è venuto incontro, era coperto di sangue, mi ha abbracciato sussurrandomi delet, la parola che in albanese significa pecore. Poi – prosegue Toni – mi ha svelato qualche altra cosa che non ho capito bene, mentre le ultime parole non le dimenticherò mai. ‘Le pecore sono tornate’ mi ha detto prima di morire e poi è spirato tra le mie braccia». Il riferimento della vittima sembra abbastanza chiaro, anche se saranno i Carabinieri nelle prossime ore a fare totalmente luce su questa terribile vicenda. Toni e Antonio hanno passato la giornata di ieri davanti al luogo del delitto. Il primo con il rimorso di non essere riuscito a salvare la vita all’amico, il secondo nel suo silenzione fatto di dolore. Sarà impossibile dimenticare.
Paolo Brogi (Ha collaborato Massimo Tavanti)