Tutti d’accordo ieri nell’udienza preliminare che si è svolta a Firenze a seguito dell’inchiesta sull’ondata di migranti a Siena nel 2023. La città era diventata la quinta città d’Italia per afflusso di pakistani. La squadra mobile aveva scavato, coordinata dal pm Siro De Flammineis con la collega Cristine von Borries e il procuratore aggiunto Luca Tescaroli che ora guida però la procura di Prato. Solo la piccola parte di un fenomeno più ampio e complesso che coinvolge più stati interessati dal passaggio migratorio, era stato spiegato. L’avviso di conclusione indagini era arrivato in estate, ieri l’udienza per gli indagati che sono tutti ben radicati nel territorio. Persone che lavorano. Non dunque i pakistani che attendevano nel posteggio ’Il Duomo’ che venisse evasa la loro pratica per la richiesta di asilo.
L’inchiesta sull’affare migranti fatti arrivare in massa a Siena ha visto ieri la richiesta di incidente probatorio per ascoltare le persone offese. Tre migranti. Il primo sarà sentito a fine gennaio per cristallizzarne il racconto. Potrebbero magari allontanarsi, rendendo poi difficile rintracciarli per ribadire le accuse e l’odissea che hanno vissuto. Ad accelerare l’inchiesta era era stata una presunta rissa in treno alla stazione, due pakistani erano ricorsi alle cure mediche. E alla polizia avevano raccontato della fuga da un appartamento del centro storico perché non volevano sottostare alle angherie, né consegnare il denaro. Il presunto promotore dell’associazione a delinquere è difeso da Michele Passione con Beniamino Schiavone, gli altri indagati sono assistiti da Serena Borghigiani, Monica Barbafiera e Angelo Bianchi.
La.Valde.