REDAZIONE SIENA

Pakistani ai fornelli, pranzo per 80: "Il ricavato servirà per aiutarli"

Al Circolo Arci di Ravacciano un gruppo di richiedenti asilo ha cucinato per gli ospiti zuppa, riso, pollo e dolce

Due richiedenti asilo con un enorme pentola di riso pronto per essere servito agli 80 commensali che hanno risposto ’presente’

Due richiedenti asilo con un enorme pentola di riso pronto per essere servito agli 80 commensali che hanno risposto ’presente’

di Laura ValdesiSIENAUn profumo particolare. Niente pasta al forno domenicale, neppure pollo arrosto con le patatine. E’ forte, di spezie. Inconfondibile. Lo stesso che ’avvolgeva’chiunque entrava nelle cucine della contrada della Selva dove alcuni migranti pakistani, nel novembre scorso, si misero ai fornelli per il pranzo dei poveri alla Santissima Annunziata. Questa volta la cucina è molto più piccola, quella del circolo Arci di Ravacciano. Ma l’obiettivo è in fondo lo stesso dell’iniziativa promossa dall’Arcidiocesi: integrare chi è ancora nel limbo dell’attesa di essere inserito in un Cas. Solidarizzare, con umanità. A tavola, quale posto migliore per rompere eventuali barriere. Facendo per un giorno cucinare alcuni pakistani che sono stati accolti da Caritas, Rifondazione comunista e nel podere Palazzetto messo a disposizione dal Comune di Siena. Raccogliendo così fondi utili per aiutare il nutrito gruppo di migranti che da mesi è al centro della cronaca per l’accoglienza.

Un pranzo per ottanta persone al circolo Arci, dove si sono sistemati i tavoli persino nella piccola biblioteca. Ma c’è chi, in verità, un posto a tavola lo aveva già aggiunto, accogliendo il progetto omonimo promosso dalla Rete Sisolidal e facente parte di quello europeo ’Milagro’ con capofila la nuova associazione Ulisse. Si tratta di una forma leggera di accoglienza che consiste nell’offrire ogni 15 giorni un pasto ad un richiedente asilo e anche la possibilità di fare la doccia. "Sono stata la prima ad aprire loro le porte della mia casa", spiega Miranda Ballini, mentre passa da un tavolo all’altro per sistemare piatti e bicchieri. Saluta i commensali che arrivano, controlla che ogni cosa sia al suo posto. "Questo è il nostro piccolo banco alimentare", spiega indicando la stanza dove ci sono pasta, cassette di frutta, scatolame. Cibo di vario genere che, davanti ai suoi occhi, si arricchisce di nuovi pezzi quando arriva una coppia con una borsa colma di prodotti. Donati per chi ha bisogno. "Non sono solo i migranti ma anche gli italiani. Famiglie con figli che vivono con 1400 euro al mese e non ce la fanno. Questo è il libro dei nostri ’clienti speciali’ a cui diamo volentieri un aiuto", spiega con un pizzico di orgoglio Marisa Ballini.

Mentre donne e uomini, anche ragazzi giovani, continuano ad arrivare, in cucina i pakistani preparano una zuppa, riso, pollo, un dolce tipico della loro terra. Uno, nel piazzale antistante all’ingresso, stende il tappeto e prega. Negli occhi di questi giovani un guizzo di gioia, dopo tante sofferenze. Si sentono accolti, anche se chissà se l’Italia diventerà il loro Paese.

"Si pagano 15 euro, una cifra simbolica che serve per coprire le spese sostenute – racconta Monica, all’ingresso –. Quello che resta sarà per aiutare i migranti ancora ospiti di Rifondazione, che sono 35. Per il riscaldamento della sede del partito in via Mentana dove dormono. Soprattutto per le loro necessità, mi riferisco anche ad altri che sono al dormitorio Caritas e nell’immobile del Comune. A partire dai farmaci". Alle 13,30 sono quasi tutti sistemati a tavola, dalla cucina escono alcuni migranti-cuochi (uno lo era davvero nel suo Paese) con i pentoloni. Ci siamo. Il pranzo solidale è pronto. Questa volta le parti sono invertite. Lavorano i pakistani, chi di solito li aiuta (ma non solo, naturalmente) aspetta di assaggiare ciò che hanno preparato. Come si legge nel foglio all’ingresso "esiste un altro pasto, quello condiviso. Consumato insieme da chi a Siena ci vive da sempre, chi da molto, con chi ci vive da poco. Perché l’importante è continuare a viverci sentendosi tra persone e non tra esseri spaventosi. E questo dipende solo dai sentimenti che mettiamo nei nostri sguardi, nei nostri gesti, e in ciò di cui decidiamo di nutrirci, in ogni senso". Che il pranzo, allora, abbia inizio.