di Cristina Belvedere
Incredibile accelerazione da parte del Comune sulla trasformazione di Palazzo Sozzini-Malavolti in hotel di lusso. La variante alla destinazione d’uso della dimora cinquecentesca, prima sede dell’Università per Stranieri, poi acquisita da una banca e da un fondo finanziario, è destinata a sbarcare nel prossimo Consiglio comunale previsto venerdì 21. L’atto verrà esaminato già la prossima settimana in Commissione Assetto del territorio: una volta ottenuto il via liber, passerà al voto in aula.
Gli investitori, una società specializzata nel settore, attendevano la variante già all’epoca della Giunta De Mossi per realizzare nel cuore di Pantaneto un hotel in grado di competere con le migliori strutture di lusso del Paese. Gli oltre 4mila metri quadrati del palazzo, sono sfitti da anni. L’operazione farebbe tornare in vita la residenza del XVI secolo formata da un corpo principale e due ali laterali. Ma soprattutto il giardino monumentale presente su due livelli con tanto di vista panoramica sul retro. È proprio in una porzione dell’area esterna, che affaccia sulla Valle di Follonica, che gli investitori vorrebbero realizzare, oltre a un ristorante stellato, un centro benessere annesso alla struttura. Allo studio c’è anche un’ipotesi di proposta per una ‘viabilità’ alternativa che consenta l’arrivo alla residenza senza impegnare via di Pantaneto.
L’obiettivo dell’amministrazione comunale è favorire il turismo di fascia elevata che, in questo caso, dovrebbe portare ad almeno una cinquantina di posti di lavoro. Ottenuto il via libera dalla Soprintendenza, ora manca soltanto il passaggio in Consiglio comunale. La struttura custodisce al suo interno secoli di storia sia negli arredi che nelle mura: le decorazioni sono del pittore neoclassico Luigi Ademollo, mentre le scuderie, gli arredi e il giardino sono stati ideati da Agostino Fantastici. L’immobile è già stato oggetto di due ristrutturazioni, una terminata nel 1987 e una nel 1993. Mentre la facciata è stata ristrutturata nel 2009. Il progetto dovrebbe integrare la nuova destinazione d’uso con la tutela di tutto il patrimonio storico artistico racchiuso nel palazzo, che resterà in ogni caso disponibile alla visibilità e fruibile all’intera comunità.