
Il pm Sara Faina sostiene l’accusa anche nel processo per i fatti dell’Assunta 2015
Siena, 25 novembre 2019 - Era il 3 luglio 2018, ventiquattro ore dopo la Carriera di Provenzano, quando la procura aprì un fascicolo sulle scintille fra Nicchio e Valdimontone in Piazza. I contradaioli delle due rivali si fronteggiarono proprio sotto le finestre di Palazzo Sansedoni mentre Brio, Rocco Nice e il Drago festeggiavano il successo. Alle trifore aveva assistito alla Carriera il procuratore Salvatore Vitello. Che dunque aveva visto tutto in diretta. Di più. Soltanto tre mesi prima era iniziato il maxi processo con 33 imputati per rissa relativo ai fronteggiamenti del 2015 che è tuttora in corso. Anche in questo contesto di ‘gelo’ fra mondo del Palio, che si sentiva (e si sente) incompreso nelle proprie tradizioni, e la procura che rivendicava l’obbligo di applicare la legge perché Siena non può essere uno Stato a parte, va dunque inserita l’inchiesta bis. Quella che sta arrivando alle battute finali, come dimostrano gli inviti a rendere interrogatorio ad alcuni nicchiaioli. Si parla già di cinque ma nel toto-cifre scattato sabato (della cosa è stato avvisato anche il sindaco Luigi De Mossi, non solo per la sua professione) sono state fatte mille ipotesi. A partire da quella di 11 dei Pispini e 6 del Valdimontone più due contradaioli nei guai per denunce di parte. Qualcuno ipotizza più genericamente una ventina di nomi. Poco meno, senza fare le ‘spartizione’ in base ai colori. Fermo restando che, almeno ad ieri, nessun montonaiolo avrebbe ancora ricevuto l’atto con la data in cui presentarsi in procura. Se c’è una cosa che in città è sempre al centro dei rumors è il Palio e ciò che accade nelle Contrade. Impossibile che tutto resti sotto traccia. Anche perché va ad incidere su un nervo scoperto. E i magistrati di viale Franci lo sanno. A partire dal pm Sara Faina che segue il processo per i fatti del 2015 e ha certo fatto tesoro di quanto emerso nel dibattimento per aggiustare la mira. Non dimentichiamo che nella penultima udienza, quando le difese hanno affondato sulle modalità di identificazione dei contradaioli sotto processo, il giudice non ha escluso di «farli venire in aula tutti» per fugare ogni dubbio su chi ha avuto un ruolo penalmente rilevante.
Nel luglio 2018 , come detto, fu aperto un fascicolo sulle scintille Nicchio-Montone e gli investigatori procedettero per rissa ma anche per resistenza a pubblico ufficiale volendo verificare se erano stati rispettati i ‘cappelli bianchi’. Non è mai emerso, successivamente, di feriti tra i vigili. Infatti non si parla di quest’ultima ipotesi di reato ma della rissa e semmai lesioni. E’ stata una task force – composta da Mobile, carabinieri di Siena e polizia municipale – a ricevere un compito specifico da svolgere e alla luce delle risultanze ottenute la procura si è mossa, arrivando ad oggi. L’inchiesta getta sale su una ferita aperta. Rievoca il fantasma di un Palio ingabbiato e stravolto, simile a una sagra. Non parlano il Nicchio e il Valdimontone, tace il Magistrato (stasera riunito, accoglie per la prima volta l’arcivescovo Lojudice) che ad ora non è stato informato degli sviluppi. I senesi si attendono un segnale dal Comune anche se, non punendo i fatti del 2018, (vedi articolo a fianco) l’ha già mandato. A iosa invece i commenti amari e piccati sui social. C’è chi dice ‘devono indagarci tutti, allora’. Altri ricordano che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini , che aveva assistito a quel Palio, disse: ‘ci sono stati alcuni litigi ma è il bello dell’Italia perché c’è competizione, ci sono i localismi’. Non c’è comunque da stupirsi della linea della procura. Basta tornare al giugno 2018, quando furono depositate le motivazioni della condanna per rissa dei 33 contradaioli di Onda, Torre e Valdimontone, sempre per i fronteggiamenti 2015. Il giudice scrive: «Non possono introdursi pericolosi argomenti per cui in una certa parte del territorio nazionale o in un certo momento storico può essere disapplicato il codice penale, per la prevalenza di peculiarità territoriali e culturali». © RIPRODUZIONE RISERVATA