
Charles Szymkowicz a ‘La Nazione’
Siena, 12 agosto 2018 - «Il dialogo è importante. Ci credo molto. Infatti eccomi qua». Il pittore del Palio dell’Assunta Charles Szymkowicz arriva da Castellina in Chianti, dove vive la famiglia del suo grande amico Leo Ferré, scomparso nel 1993. Le critiche piovute sul suo Drappellone, soprattutto per via di una Madonna dove si perde il senso del sacro, non hanno colto di sorpresa l’artista. Sapeva che poteva accadere. Che non esiste cosa, a Siena, che fa parlare quanto il Palio. «Sono da sempre per rispettare la libertà assoluta di opinione ma credo che anche un pittore debba avere la possibilità di parlare. Renato Guttuso, che ho conosciuto bene e siamo diventati amici, usava una frase a cui penso molte volte per cui non è che il pittore deve solo dipingere e gli altri parlare, anche a lui è permesso», sottolinea Szymkowicz.
Cosa vuole dire? «Alcune persone sostengono che il Palio non è un’opera d’arte ma qualcosa di diverso. Io dico che è tale: altrimenti perché vengono chiamati degli artisti? Si potrebbe farlo realizzare a chi svolge professioni diverse. Semmai, è un’opera d’arte molto speciale. Ho l’umiltà e la chiarezza di dire che ho fatto un’opera d’arte».