Monticiano (Siena), 29 dicembre 2024 – “Eravamo pronti per un parto naturale ma non in casa, sul divano”, confessa Guido Nicolas Zingari. Il babbo della piccola Jole che, venerdì notte, ha giocoforza vestito i panni dell’ostetrica aiutando la compagna Dora a dare alla luce la loro secondogenita. “Come mi sento dopo questa esperienza? Scioccato. Una cosa meravigliosa ma del tutto sconvolgente. E’ avvenuto tutto in modo rapido e intenso. Mi sono fatto coraggio. I tre secondi prima che la piccola piangesse sono sembrati un’eternità. E anche l’apertura della ’camicia’ (il sacco amniotico ancora integro, ndr) è stata emotivamente molto impegnativa”, riassume l’uomo, 40 anni, originario del Chianti, che fa ricerca e insegna all’Università di Torino. Ma con la compagna, 30 anni, biologa e anch’essa ricercatrice, ha deciso da tempo di stabilirsi in un podere ancora in corso di ristrutturazione sopra San Lorenzo a Merse, nel comune di Monticiano.
“Sarà dimessa domenica, si trova alle Scotte solo per gli accertamenti post-partum. Dora e Jole stanno benissimo”, rassicura Zingari. Che ha potuto contare sul prezioso supporto, nelle fasi subito dopo la nascita della figlia, dell’équipe di 118 e Misericordia locale che hanno assistito e poi portato a destinazione in sicurezza madre e bambina.
Come inizia la notte speciale?
“Ero fisso qui a San Lorenzo dal 6 dicembre, Dora in maternità già da prima. Qualche giretto per andare dagli amici, senza allontanarci troppo dal podere in mezzo al bosco. Vogliamo far crescere le nostre bambine in un luogo di campagna anche se continuiamo a lavorare a Torino”.
Avevate fatto corsi pre-parto?
“Ovviamente. Questo ci ha sicuramente aiutato. Verso le 1 sono iniziate le contrazioni dolorose di cui ho iniziato a registrare frequenza e intensità. Essendo molto irregolari non lasciavano presagire un travaglio attivo. C’è stato un po’ di trambusto, si è svegliata anche la primogenita, Neive. Ho riacceso il fuoco nel camino. Io e Dora abbiamo cercato di farla riaddormentare, cantando. Ogni tanto arrivavano le contrazioni e la bambina, 2 anni, non si è riassopita. Capito che ci stavamo avvicinando al momento del parto ho avvertito mia madre che si è precipitata a San Lorenzo per dare una mano con Neive a cui è stato spiegato che sarebbe nata la sorellina”.
Cosa avete fatto?
“Dora un bagno caldo per calmare le contrazioni, solo che non si attenuava il dolore. Ma non si erano ancora rotte le acque. ’Sento che dobbiamo andare, sta per nascere’, le parole della mia compagna quando mancavano dieci minuti alle 4. L’ho vestita in un attimo per portarla a Campostaggia dov’era venuta alla luce la primogenita”.
Ma Jole aveva fretta di vedere il mondo.
“Mentre scendevamo le scale ha gridato ’sento la testa’. Ho urlato a mio fratello di chiamare il 118, mentre la riportavo dentro aspettando l’ambulanza. Il tempo di levarle le scarpe ed abbassarle i pantaloni, sdraiata sul divano... è uscita la testa. Avevo assistito al parto di Neive, sapevo come gestire la fase espulsiva. Solo che la bambina è nata con la ’camicia’. Sono andato un attimo nel panico, non sapevo come fare. Nel frattempo un’altra contrazione e l’ho tirata fuori...”
E la ’camicia’?
“L’ho aperta. Quindi il primo pianto, le abbiamo messo un cappellino, avvolgendola nella sciarpa della nonna. La sorellina ha assistito a questo evento speciale, accarezzava la mamma. Poi è arrivata Jenny del 118, ci siamo sentiti protetti. Hanno tagliato il cordone ombelicale, disinfettando tutto. Controllando che Dora e Jole stessero bene”.
Un babbo-ostetrico dunque…
“Direi più babbo doula (una figura di sostegno emotivo e pratico in gravidanza-travaglio-parto e dopo parto, in sostanza un’assistente alla maternità, ndr). Ma va bene anche ostetrico! (ride, ndr)”.