
Elisa Grisolaghi e Carlo Bennati
Siena, 21 gennaio 2016 - «DAI AMORE, spingi, spingi... E’ spuntata la testa... Spingi ancora... Vedo le manine. Aspetta. Dai, gliele ho prese. Spingi...Ce l’ho, dai è fatta...Ecco, è uscito tutto... Adesso piano, brava, girati e siediti sul water... Fermati! Mi si è attorcigliato il cordone ombelicale attorno al polpaccio...»
Carlo Bennati, racconta d’un fiato l’esperienza più forte e imprevedibile della sua vita. Lui, 39 anni, ingegnere alla cristalleria Rcr, non se l’aspettava di dover fare da ‘levatrice’ a suo figlio. Comunque, tutto è bene ciò che finisce bene. Il piccolo Leonardo, 3 chili e 720 grammi, sano come un pesce, ha visto la luce nel bagno di casa. E quando sarà grande potrà raccontare di essere stato tirato fuori dalla pancia di mamma niente popò di meno che dal suo babbo. Altro che ospedale e sala parto.
Partiamo dall’inizio di questa singolare storia. Siamo nel cuore della notte, fra martedì e mercoledì, in una casa di campagna in località Canonica, a Colle Val d’Elsa. La piccola Vittoria, 3 anni, dorme nel suo lettino. La mamma, Elisa Grisolaghi (39 anni, impiegata al Comune di Siena), è al termine della gravidanza. Sente dei dolorini attorno all’1,30. Aspetta un po’ senza svegliare il marito, che aveva preparato la macchina, con la valigia nel baule, pronto per andare all’ospedale di Siena. Ma i programmi saltano. Verso le 2,30 la mamma si alza, va in bagno e improvvisamente sente le contrazioni. Chiama il marito urlando. Lui si precipita fuori a scaldare l’abitacolo dell’auto (siamo a -7°). Ma passano pochi minuti e si rompono le acque. Carlo chiama i vicini, li prega di avvisare il 118. Torna in casa. Elisa è carponi, la posizione che le viene più naturale. Lui si china e vede spuntare la testa del bambino.
«Ho realizzato che non c’era tempo, che bisognava farlo nascere lì - racconta l’ingegnere - Quando sono riuscito a tirarlo fuori non piangeva. Mia moglie allora, che in passato ha frequentato lezioni di primo soccorso, gli ha messo un dito in bocca e così Leonardo ha fatto il primo vagito».
Carlo Bennati non ha ancora smaltito l’adrenalina di quella straordinaria nottata di travaglio. «Ora che ci penso mi viene da ridere...Mia moglie seduta sul wc con il bimbo in braccio. Ma c’era il problema del cordone ombelicale, sempre attaccato. E il freddo del bagno. Così mi sono ingegnato: li ho coperti, ho acceso una stufetta elettrica e riempito la vasca di acqua calda per diffondere nell’ambiente tepore e umidità, in attesa dei soccorsi». Prima è arrivato il medico, poi l’ambulanza, che ha portato piccolo e madre a Campostaggia, dove il bambino, che sta bene, è comunque tenuto sotto controllo. «Appena possibile lo battezzerò nella Torre» dice orgoglioso il babbo mentre accarezza il piccoletto che ha voluto nascere secondo natura.