Con l’apertura dell’esposizione di "Palio 365. Un progetto di tutela partecipata" al Santa Maria della Scala non si è inaugurato "solo" una mostra, ma siamo davanti ad uno storico passaggio nella dichiarazione di interesse culturale del Palio di Siena, attraverso simboli che possono poi trasferirsi di significato in una tutela partecipata che può avere l’importanza "legislativa" a livello nazionale. L’interesse verso "una partecipata tutela e rinnovata condivisione, ultima tappa di un complesso lavoro – come ha sottolineato con entusiasmo il sindaco Nicoletta Fabio – per la comprensione di una civiltà senese che vuole dimostrare che il Palio è semplicemente tutto l’anno". E così tutti quelli che sono intervenuti, prima della visita guidata alla mostra, hanno ripercorso il cammino che altro non è, e qui sta il valore storico dell’evento, nella comune volontà di riconoscere il Palio come elemento che oggi è patrimonio da salvaguardare. Lo ha fatto per la Soprintendenza Gabriele Nannetti, Leandro Ventura per la Direzione dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, Andrea Villani per il Museo della Civiltà, Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena, Emanuele Squarci Rettore del Magistrato e Antonio Carapelli, per il Consorzio per la tutela del Palio, tutti partecipi e sostenitori di questo progetto sfociato nella mostra. Un Comitato Scientifico che può offrire un risultato che nasce dallo studio della Festa, dall’ascolto dei protagonisti, i contradaioli, fino alle 17 dichiarazioni di intenti che dimostrano al mondo, ma soprattutto alle Istituzioni centrali, la vitalità del nostro vivere. Tutti i senesi sono invitati a vedere le bandiere e i tamburi che segnano il tempo e il senso più profondo, beni culturali che sono valori di civiltà: noi oggi rappresentiamo un modello virtuoso di tutela attiva dei valori di identità. E la ricerca, a detta dei presenti, sono anche un esempio innovativo di una metodologia. "La mostra è un punto di arrivo ma anche di partenza", questo un possibile slogan che guarda molto avanti. "Una prima esposizione per oggetti che sono stati sempre chiusi in un museo", ha sottolineato proprio il direttore Villani mentre per Tabolli "si è scavato nei tanti livelli di conoscenza del Palio con l’interpretazione e lo studio di specialisti che provenivano da diversi approcci scientifici". La bellezza è dunque tornata a casa ma soprattutto c’è il lavoro per una tutela e un riconoscimento che ci fa pensare che questo "mondo a parte" non sta a cuore soltanto a noi.
Massimo Biliorsi