Tre mesi di cassa integrazione per i circa trecentoventi dipendenti di due aziende di pelletteria sull’Amiata, la Garpe e la Gt di Piancastagnaio, che operano nell’indotto Gucci. L’ammortizzatore sociale viene attuato in modo “flessibile“: nelle tredici settimane da qui a Natale sarà cioè attivata in base alle necessità. La possibilità è che i lavoratori possano restare a casa anche due-tre giorni alla settimana, ma le società si sono impegnate a corrispondere il salario pieno, integrando le perdite derivanti dai giorni di Cassa. "Non è un bel segnale – afferma Luisella Brivio, segretario generale Filctem Cgil di Siena – ma siamo consapevoli delle difficoltà del comparto moda, in particolare per la congiuntura internazionale. Anche altre realtà più piccole hanno già chiesto il nostro intervento per tutelare i lavoratori dell’artigianato e dell’industria. L’importante è che la corresponsione del salario pieno significa che l’azienda non vuole perdere il know-how del proprio personale, è comunque un atto di fiducia in una fase di difficoltà".
Gianluca Fè, segretarion del sindacato di categoria della Cisl, osserva: "Che le cose non stessero andando bene lo si avvertiva da tempo. Il mercato ha subito una flessione che sfiora il venticinque per cento. Non siamo di fronte a una catastrofe ma è un segnale preoccupante".
Il comparto riunisce una trentina di aziende tra Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore, oltre duemila occupati: il vero motore occupazionale della zona. La Garpe è un’azienda totalmente acquisita da Gucci nel 2018: dopo una joint venture con Arte e Pelle, creata da Virgilio Brogi, durata sette anni. Poi le difficoltà legate all’andamento dei mercati, profondamente turbati dalla pandemia e dalle guerre. Non è la sola azienda che manifesta delle criticità. C’è anche The Cu" di Abbadia San Salvatore che ha fatto ricorsa alla cassa integrazione per i suoi duecento dipendenti.
La crisi non risparmia neppure le aziende più piccole e c’è il rischio del diffondersi della crisi. Con scarse, per dire nessuna, alternativa occupazionale perché tutte queste aziende lavorano per pregiate firme ma non hanno una propria linea commerciale. Un allarme lanciato da tempo dalle organizzazioni sindacali.