"Per ‘L’isola delle rose’ piattaforma di 400 metri"

Piergiuseppe Serra, che vive a Siena, è il line producer del film oggi su Netflix "Abbiamo girato a Malta in una piscina grande quanto tre campi da calcio"

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di Laura Valdesi

SIENA

"L’isola che non c’è è in fondo quella che tutti noi cerchiamo. L’ingegner Giorgio Rosa se l’era costruita negli anni ’60. Non sono riuscito a conoscerlo, è scomparso pochi anni fa. Il figlio e la nipote invece sì", racconta Piergiuseppe Serra, line producer del film del regista Sydney Sibilia che uscirà oggi in streaming su Netflix (presente anche nel progetto operativo e finanziario): ‘L’Incredibile storia dell’Isola delle rose’, con Elio Germano nei panni dell’ingegnere. Costruirla artificiale e dichiararla Stato indipendente: sembrava un’idea impossibile da realizzare, un’utopia ma nel 1968 è diventata realtà e il film racconta com’è andata anche grazie alle capacità organizzative e alla grande esperienza di Serra. Che, arrivato a Siena dal Salento per studiare Scienze economiche e bancarie, non ha più lasciato la città dove vive con la famiglia e le figlie. "Mai pensato di andare a Roma, troppo complicata. In fondo sono un provinciale e ho scelto volentieri Siena dove torno ogni fine settimana", svela mentre si sta recando a Torino per seguire l’ultimo progetto per ora top secret.

Siena le ha portato fortuna.

"L’avventura con il cinema è iniziata con lo zio, lo chiamo così, Giuliano Ghiselli. Mi ha voluto bene. Era anche un periodo in cui venivano a girare qui tutte le pubblicità. Poi è arrivato ‘Io Ballo da sola’: avevo avuto già qualche esperienza, mi sono presentato a Mario Cotone il più bravo organizzatore che l’Europa potesse avere. Il mio maestro per cinque anni, mi sono innamorato del mestiere. Quindi ‘Il paziente inglese’, poi la televisione con ‘Il Bello delle donne’".

Nel suo carnet Il James Bond ‘Quantum of Solace’ con scene anche a Siena.

"Sì. Le due serie de ‘I Medici’, ‘Devils’ di Patrick Dempsey. Bellissima l’esperienza con Salvatores in ‘Educazione siberiana’".

Veniamo all’ Isola delle rose: dove avete girato?

"A Malta. Io avevo già avuto modo di lavorare negli studios in una piscina che è riduttivo chiamare così visto che è grande quanto tre campi da calcio (qui hanno girato anche ’I pirati dei Caraibi’, ndr). Abbiamo ricostruito fedelmente la piattaforma che nella realtà era stata creata fuori dalle acque territoriali italiane, al largo di Rimini. Quattrocento metri quadrati, proprio la misura reale. Apportando giusto qualche ritocco al progetto per dare una visione più poetica della cosa".

Quanto sono durate le riprese?

"Sei settimane almeno. Più i sopralluoghi: nel 2019 sarò stato là tre mesi da maggio al 31 ottobre. Quando siamo rientrati affittando un charter perché c’era stato un contrattempo e mancavano i posti sui voli".

La difficoltà maggiore incontrata?

"Inizialmente è stata di convincere il produttore e il regista. Tutti, anche quando amiamo viaggiare, tendiamo a tornare nello stesso posto. Si trattava di girare in un mare-piscina. In realtà abbiamo trovato a Malta una grandissima disponibilità. Ci hanno messo a disposizione persino una vera nave da guerra".

Fra gli attori – ci sono oltre a Germano, Matilde De Angelis, Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio – con chi ha legato maggiormente?

"Con Elio Germano. Avevo fatto con lui anche ‘La nostra vita’ di Luchetti: vinse come migliore attore al festival di Cannes. Ero direttore di produzione. Ci ho legato molto, è una bella persona".

A causa del Covid 19 cinema chiusi: il futuro sono le piattaforme streaming?

"La sala cinemtografica non può essere sostituita per il silenzio e per la condivisione. Purtroppo sarà ancora lunga prima di tornare alla normalità. L’affrontiamo con grande fatica e costi: attualmente faccio il tampone due volte a settimana, gli attori anche ogni due giorni".