"Sono una pensionata e qualche giorno fa, al ritorno da una visita al cimitero, mi sono fermata in un punto vendita per acquistare una bottiglietta d’acqua. La strada che viene dal cimitero verso la città è in salita e io mi sentivo già stanca e assetata. Ne ho bevuto qualche sorso e poi ho messo la bottiglietta, che tanto piccola non era, nella mia borsa dove è entrata a fatica. Ho proseguito la via verso casa, camminando lentamente e riposandomi di tanto in tanto. Durante il percorso, ricevo una telefonata dalla mia vicina di casa, che mi avvertiva che un giovane le aveva suonato il campanello dicendo che aveva suonato a casa mia ma che non aveva trovato nessuno. Ha chiesto se lei mi conosceva spiegando che mi cercava perché aveva trovato per strada, più o meno nella via dove avevo acquistato la bottiglietta d’acqua, un borsellino, lo aveva aperto, aveva visto i miei documenti con il mio indirizzo ed era venuto a casa mia per restituirmelo". Inizia così il racconto di Luana Ricci, docente universitaria in pensione che desiderava segnalare il fatto positivo che le è accaduto.
"La mia vicina è rimasta colpita da questo racconto e gli ha detto che se si fosse fidato, avrebbe potuto lasciarlo a lei. Io non avevo nemmeno avuto il tempo di preoccuparmi perché non mi ero accorta di aver perso il portafoglio. Ho accelerato subito il passo ma quando sono arrivata a casa, il ragazzo se ne era andato via da poco. Ho preso il mio borsellino e ho avuto il desiderio di chiamare questo giovane; l’ho fatto con il cellulare della mia vicina a cui aveva lasciato il suo numero. Lui non sapeva dirmi con precisione dove si trovava ma mi ha descritto una chiesa facendomi comprendere che non si trovava lontano, gli ho detto che avrei voluto incontrarlo per ringraziarlo di persona. Ci siamo incontrati a mezza strada, l’ho invitato a prendere un drink e ci siamo messi a parlare. Si chiama Matteo Riello e viene dal Veneto, è arrivato da poco a Siena per frequentare il primo anno di Medicina all’Università. Abita lontano rispetto a casa mia e a piedi aveva attraversato la città, pur non conoscendola ancora, fino a rintracciare la mia via. Mi ha raccontato dell’inizio dei suoi studi, della sua passione per il basket e delle sue prime esperienze di amicizia a Siena. Non posso dire l’emozione che ho vissuto nel conoscere questo giovane che ha fatto un gesto così bello. Non mi è venuto neppure in mente di controllare se dentro il mio borsellino ci fossero ancora tutti i miei documenti, la carta di credito e i soldi: non era importante, sentivo che mi potevo fidare. Gli ho detto che riavere tutte le mie cose mi riempiva di piacere ma il piacere più grande era sapere che esistono giovani come lui, capaci di consegnare un borsellino trovato per strada, ad una signora sconosciuta, che oltretutto abita da una parte della città, opposta alla sua, in una zona ancora per lui nuova. Mi ha impressionato che non si fosse perso d’animo nemmeno quando non ha trovato nessuno a casa mia e avesse sentito il bisogno di portare a termine questa sua opera rivolgendosi alla casa accanto. Sono rimasta veramente colpita quando mi ha ripetuto che quello che aveva fatto non era altro che una ’cosa normale’, niente di speciale. Vero! Ha fatto una cosa che dovrebbe essere normale, niente di speciale ma a me è sembrato che lo fosse e che meritasse di essere segnalata. A fronte, infatti, di tante notizie negative che la cronaca ci riserva ogni giorno con protagonisti i nostri giovani (casi di violenza, di bullismo e tanto altro), credo importante rendere noti anche questi fatti. Crediamo nei nostri giovani! Diamo loro fiducia e iniziamo a raccontare anche il bello e non solo il brutto. Ci aiuterà a vedere il mondo anche da un altro punto di vista".