"Non solo abbiamo dato disponibilità, ma rivendichiamo la presa in cura del paziente cronico, perché in una medicina attuale che spinge sempre più all’approfondimento specialistico, il medico di medicina generale è il solo che ha una visione a 360 gradi del paziente e che lo segue in tutto il suo percorso. All’interno di questo quadro il progetto sperimentale della Toscana risponde alla necessità e opportunità di potenziare la medicina di base, che consentirà contemporaneamente di abbattere le liste di attesa della diagnostica specialistica", è la posizione del dottor Maurizio Pozzi, segretario provinciale Fimmg.
La svolta in vista in Toscana è quella che vedrà i medici di famiglia, che hanno aderito alla sperimentazione regionale, fare una serie di esami diagnostici di primo e secondo livello (elettrocardiogrammi, emogasanalisi, test del diabete ed ecografie, dal doppler dei tronchi sovraortici fino alle indagini muscoloscheletriche) su pazienti ‘cronici’, ovvero con diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatia ostruttiva, dolore cronico.
Una rivoluzione nel servizio di base, pronto a farsi carico di esami diagnostici negli ambulatori della medicina di famiglia, andando ad alleggerire il peso della diagnostica su ospedali e distretti sanitari. Ebbene l’accordo per questa sperimentazione è stato raggiunto fra medicina generale e Regione e quest’ultima ha già approvato di destinare nel 2025 il fondo per l’abbattimento delle liste di attesa al progetto e all’acquisto della strumentazione diagnostica mancante per gli ambulatori medici; manca però l’attribuzione di risorse da parte del Governo, dopodiché toccherà alle Asl toscane mettere nero su bianco i dettagli del progetto, che operativamente investirà circa 900 medici di famiglia toscani che hanno aderito.
"Siamo nella fase storica post Covid – prosegue il dottor Pozzi - in cui la sanità deve dare più risposte sul territorio e in questo quadro la medicina generale rivendica la presa in cura del paziente cronico in tutta la sua evoluzione. E’ un potenziamento di quella ‘sanità di iniziativa’ o ‘pro-attiva’ già presente, che vede il medico, in un’ottica preventiva, chiamare l’assistito a fare accertamenti. Con questa sperimentazione, che contiamo parta in primavera, andremo ad assicurare esami diagnostici di monitoraggio, durante il percorso di presa in cura che già seguiamo: non andiamo a sostituirci allo specialista, facendo diagnosi, ma a monitorare lo stato clinico durante la presa in cura. Nella provincia di Siena ci sono circa 140 (su 170) medici di famiglia che partecipano alla gestione del paziente cronico e che in buona parte hanno già la strumentazione diagnostica per fare gli esami. I problemi maggiori sono per piccoli ambulatori periferici. Poi certo occorrerà implementare la strumentazione, di ecografi soprattutto. Ricordo la delibera dell’allora ministro Speranza con stanziamento di fondi (236milioni) per dotare la medicina generale di strumenti diagnostici: contiamo ancora di poterli utilizzare".
Paola Tomassoni