DANIELE PETRONE
Cronaca

Portanova, il padre della ragazza: "Spero di non vederlo più giocare"

A Reggio Emilia l’ingaggio dell’ex Genoa divide associazioni e tifosi

Manolo Portanova alla Reggiana (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 24 luglio 2023 – “Il mio auspicio è di non vedere più giocare colui che ha leso mia figlia". È tranchant, e non potrebbe essere altrimenti, il giudizio del padre della ventenne presunta vittima della violenza sessuale di gruppo di cui è imputato il neo calciatore della Reggiana Manolo Portanova, condannato in primo grado a sei anni di reclusione, in abbreviato. Ma nonostante la rabbia, l’uomo – che parla per la prima volta del caso – mostra un equilibrio che non è da tutti e aggiunge: "Tuttavia è una questione controversa, so e capisco che la legge preveda che la punizione venga applicata solo dopo la sentenza definitiva". Quindi, non può pretendere che Portanova – almeno per il momento – non torni a calpestare più un campo da calcio.

Dichiarazioni condivise dall’avvocato della famiglia, Jacopo Meini: "Solo un processo veloce può rendere una giustizia sostanziale e non tanto quella formale". Molto più netta la posizione dell’associazione femminista senese ’Donna chiama Donna’ che si è costituita parte civile al processo. "Il mondo dello sport e il calcio costituiscono modelli di riferimento per tutti ed è importante che prendano posizione in modo chiaro".

Parole che riprendono il fil rouge di quanto si è visto e sentito in settimana a Reggio Emilia, dopo la notizia dell’ingaggio di Portanova da parte del club granata che milita nel campionato di Serie B, con un sit-in di protesta in piazza da parte delle attiviste di ’Non una di Meno’ e ‘Nondasola’, le quali hanno sventolato simbolicamente un cartellino rosso contro l’atleta. "Non lo vogliamo, se ne vada! Altrimenti siamo pronte ad andare a contestarlo allo stadio", hanno gridato con tanto di fischietto alla bocca.

Mentre dall’altra, gran parte dei tifosi difendono il nuovo beniamino con tanto di striscione srotolato dagli ultras: "Nella vita come allo stadio... Fino al terzo grado nessuno è condannato". In mezzo, una debole dichiarazione cerchiobottista da parte del Comune di Reggio Emilia e il silenzio della società come tattica per smorzare i toni.