Posteggio ’Il Duomo’, un dormitorio. I turisti fotografano tenda e coperte

Durante il giorno nel parcheggio non ci sono i pakistani che trascorrono qui la notte non avendo alternative

Posteggio ’Il Duomo’, un dormitorio. I turisti fotografano tenda e coperte

Durante il giorno nel parcheggio non ci sono i pakistani che trascorrono qui la notte non avendo alternative

di Laura Valdesi

SIENA

Un turista fotografa la tenda all’angolo del primo piano del posteggio ’Il Duomo’. Poi si sporge nel piazzale attiguo e scatta anche le coperte piegate e i sacchetti che contengono le poche cose dei pakistani tornati ad abitare qui. La compagna lo raggiunge, commentano e indicano i jeans buttati lì vicino. Sono stranieri. Chissà che impressione hanno avuto del loro approdo a Siena. Magari arrivano da realtà dove la situazione è ben più pesante e degradata che nella nostra città.

Certo, la situazione non è neppure paragonabile a quella del novembre scorso quando la polizia municipale sgombrò il parcheggio ’Il Duomo’, divenuto dormitorio, per farlo tornare alla funzione originaria. Decine di migranti raccolsero le loro cose e, al contempo, venne svolta un’opera di sanificazione viste le condizioni igieniche in cui vivevano disseminati nei vari livelli. Per loro era stata trovata una soluzione alternativa. Materassi, coperte e rifiuti nel frattempo venivano portati via. L’aria lì era irrespirabile. Un’operazione apprezzata dai residenti e in particolare da chi ricoverava le macchine nei parcheggi privati, al piano terra. Non ne potevano più di rientrare e dover fare lo slalom, magari a notte fonda, fra le coperte.

Il parcheggio ’Il Duomo’ nel giro di otto mesi, stante l’afflusso di pakistani che si è registrato nelle ultime settimane, al centro dell’attenzione delle istituzioni sempre molto presenti, è tornato ad essere un rifugio. Durante il giorno l’impatto non è esageratamente forte. Perché, basta percorrere in largo e lungo i vari piani della struttura, hanno cercato di nascondere coperte e oggetti. Lasciandoli piegati e raccolti, come mostrano le foto che abbiamo scattato ieri, nelle ’pieghe’ della struttura. Dove tornano dopo la cena e restano fino al primo mattino. Ma chi tuttora arriva per posteggiare, quando è già tardi, non nasconde il disagio nel vedere quella distesa di persone in terra. "Almeno una ventina", scrive un lettore. Diversi i messaggi dello stesso tenore giunti a La Nazione. Nel piazzale dove dormono all’aperto dietro le siepi sono stati messi vestiti e asciugamani dentro grossi sacchi neri o colorati. In alcuni casi si tratta di rifiuti. Le coperte vengono lasciate per non perdere il posto. Proviamo a vedere se nella piccola tenda all’interno del parcheggio c’è qualcuno. Ma è vuota, almeno durante il giorno. La condizione igienica è decisamente migliorata rispetto ad otto mesi fa. Tuttavia quelle povere cose ammucchiate negli anfratti raccontano di un problema, grande e serio, con cui la città dovrà fare sempre di più i conti, quello dell’accoglienza. La Chiesa e la Caritas sono in prima linea ma, nonostante gli forzi, non basta. Bisogna, forse, approfondire ancora una volta perché questo flusso così marcato nella nostra città. Per quale ragione la mattina ci sono lunghe file in via delle Sperandie per le pratiche all’ufficio immigrazione.