REDAZIONE SIENA

Pozzi difende i medici di famiglia: "Incolpati per mancanze altrui"

Il presidente della cooperativa di Piancastagnaio racconta l’assistenza offerta ai Gabelli "Noi sanitari, capro espiatorio".

Maurizio Pozzi, responsabile della cooperativa Medici 2000

Maurizio Pozzi, responsabile della cooperativa Medici 2000

"Quanto accaduto a Piancastagnaio va messo nel contesto adeguato". È il commento di Maurizio Pozzi, presidente della cooperativa di medici di famiglia Medici 2000, sulla vicenda del mancato accesso ai locali per l’assenza a Villa Salvini di una rampa di accesso per disabili. "La signora Luciana era in sedia a rotelle – afferma Pozzi – e la coppia aveva chiesto la disponibilità a un appuntamento, ricevendolo: proprio per questo sapevano dove era previsto, e potevano quindi chiedere una visita domiciliare. Questo nonostante altri debbano garantire un servizio di guardia turistica proprio per aiutare i turisti nel caso ne avessero bisogno: inoltre a poca distanza c’era un pronto soccorso pubblico aperto e sicuramente accessibile".

Pozzi prosegue: "Il medico e l’infermiera in questione sono intervenuti in pochi minuti e non certo dopo un’ora, e nel frattempo la coppia è stata accompagnata nel parcheggio privato del centro, proprio perché sarebbe stato inconcepibile lasciarli al sole. La signora aveva bisogno di una medicazione per delle piccole escoriazioni – prosegue Pozzi – ed è tornata due giorni dopo, ricevendo le nostre scuse da subito insieme alla spiegazione del fatto che normalmente i pazienti non deambulanti vengono assistiti a domicilio e non hanno bisogno di presentarsi al centro".

"Il signor Gabelli – sottolinea Pozzi – ha ringraziato il nostro personale e si è scusato per aver inizialmente perso il controllo, ma evidentemente ha ritenuto comunque di rivolgersi ai Carabinieri e ai media. Al di là della vicenda in sé, questo è solo l’ennesimo caso di come i medici di famiglia vengono spesso visti come responsabili di situazioni che non sono di loro competenza, e pur attivandosi al meglio delle loro possibilità finiscono con il fare da capro espiatorio, perché sono il primo punto di contatto tra i cittadini e il Sistema sanitario. Non si può – è la conclusione – continuare ad additare chi sopperisce ad assenze di altri perché si alimenta il qualunquismo, e il messaggio che finisce col passare è il si salvi chi può".