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Prefetto Matilde Pirrera a 100 giorni da Siena, "Mi piace perché fa da collante"

Matilde Pirrera, prefetto di Siena, ha trascorso i suoi primi 100 giorni lavorando per rendere la città più accogliente per gli studenti, affrontando emergenze come i migranti pakistani e cercando di dare un'immagine più positiva della città.

Prefetto Matilde Pirrera a 100 giorni da Siena, "Mi piace perché fa da collante"

di Pino Di Blasio

SIENA

Matilde Pirrera è prefetto nell’anima, ama la carica per la sua essenza istituzionale. "Mi piace perché il prefetto è chiamato a coordinare tutte le istituzioni di un territorio, fa da collante, da elemento di raccordo. Le ho dato appuntamento presto perché poi ho la riunione tecnica di coordinamento, con i vertici delle forze dell’ordine, senza rappresentanti istituzionali. E’ la sede dove trattiamo questioni di sicurezza operative".

Sono passati i fatidici 100 giorni dal suo arrivo a Siena. Qual è il suo bilancio?

"Sono arrivata l’8 marzo a Siena, non è stato facile all’inizio. Non avevo mai lavorato in una prefettura in Toscana, nonostante i precedenti nell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia. E il passaggio in Puglia, dopo le esperienze in Sicilia, dove la Regione ha più autonomia".

Ho notato la sua predilezione per gli appuntamenti con gli studenti, dalle Università al campionato di giornalismo...

"Sono stata molto felice al convegno per la Festa della Repubblica all’Università per Stranieri. Le istituzioni devono aprirsi alle persone, il 2 giugno è la festa di tutti. Mi sembra sia stata efficace anche la rete di controlli per il Graduation Day, abbiamo avuto plausi da molte parti, rettore compreso. Ho approfittato di quei giorni per visitare tutti e 17 i musei delle Contrade".

E’ lei che è entrata nell’argomento. Cosa pensa prima del suo debutto al Palio?

"Le visite nei Musei mi hanno fatto capire che le Contrade hanno un ruolo cruciale. Esaltano il tessuto sociale di Siena, la sua dinamica di città dove nessuno viene lasciato indietro. Un sistema che funziona anche per la tutela del patrimonio culturale. Ho visto oratori, musei, beni artistici conservati e recuperati nelle Contrade. Per non parlare dei Drappelloni conservati nei musei. Vorrei avere una copia di quello del 2 luglio 1946, firmato da Bruno Marzi, e dal Capo dello Stato Enrico De Nicola. Il primo Palio della Repubblica".

Cosa si aspetta dal Palio, dalla Carriera in particolare?

"Non sono preoccupata in modo particolare, ho qui il regolamento per la tutela dei cavalli, dei fantini, degli spettatori. Mi sembra che tutto sia stato controllato e regolamentato. E’ una macchina rodata, non vedo criticità. A Lecce dovevo pensare alla Festa della Taranta, 150mila persone in un spazio ristretto".

Le è piaciuto il primo rito del Palio a cui ha assistito?

"Mi hanno raccontato i dettagli della Festa, dai silenzi alla benedizione del cavallo in chiesa. La corsa vista in tv non suscita emozioni particolari. Devo confessare che la presentazione del drappellone mi ha colpito, ma tra le cose che ho apprezzato preferisco il Masgalano. Mi piace il fatto che sia il premio che va a chi rappresenta meglio il senso delle Contrade, dello stile, della bellezza della Festa.I discorsi del sindaco, dello storico, del pittore sono stati emozionanti. Io avrei chiesto più silenzio da parte della folla".

L’essenza del rito è quando si mostra il Palio ai senesi.

"Questo si intuisce, ma sono tutti rimasti lì. E non hanno sentito le parole bellissime pronunciate dal sindaco, dall’artista, dallo storico. Consiglierei al sindaco di mettere on line i discorsi".

Mi sembra abbiate risolto il problema pakistani senza enfasi, con calma e sinergie tra istituzioni.

"Ha funzionato la sinergia tra enti e la disponibilità della Caritas. In provincia di Siena ospitiamo 1.150 migranti, pur non essendo terra di sbarchi. E’ un numero simile a Firenze, è cresciuto negli ultimi tempi e sono 700 i richiedenti asilo pakistani. A Siena ci occupiamo sia di accogliere quelli che vengono assegnati alla provincia dopo gli sbarchi, sia quelli che scelgono di venire qui. E ho pubblicato oggi un bando per una o più strutture temporanee di accoglienza per un ’emergenza di 6 mesi. Ho incontrato il sindaco Fabio, il Comune mette a disposizione la struttura per ospitare i pakistani che hanno trovato rifugio nel parcheggio Il Duomo".

Forse è stata importante anche la sintonia tra donne delle istituzioni.

"Non dovrei dirglielo, ma ho molto apprezzato la frase del sindaco quando ha detto che vivere nel parcheggio non era dignitoso per i migranti, non ha parlato di degrado per la città. E’ una differenza di prospettiva che fa onore al sindaco, non è una sottigliezza".

Il numero dei migranti è salito molto. Riuscite a gestirli?

"Per il momento sì, la Caritas ha anche dismesso una struttura adibita ai pellegrini, restituendola alla sua funzione. Il cardinale Lojudice, che è una persona splendida, sta pensando ad altre soluzioni per accogliere altre 30 persone. Mi piace perché usa parole che vanno dritto al cuore, senza nascondersi. Penso che entro luglio avremo le strutture. Intanto sposteremo i pakistani dal parcheggio".

Qual è un’altra emergenza per la provincia di Siena?

"Mi sono ripromessa di visitare tutti i Comuni da prefetto, prima che da turista. E’ un territorio bellissimo, anche per me che sono astemia. Vorrei lavorare per dare a Siena un’immagine di città più accogliente per gli studenti. Intervenire sugli affitti, sui prezzi di tutto. Vedere tutti quegli studenti bellissimi al Graduation Day in Piazza del Campo è una immagine che tocca tutti i cuori".