Siena, 14 novembre 2024 – Prefetto Matilde Pirrera, siamo davvero in presenza di un’ondata anomala? Martedì a Firenze si è svolta l’udienza frutto dell’inchiesta di procura e Dda di Firenze sul caso pakistani.
“Quella era situazione particolare, erano stati commessi dei reati. Che l’ondata attuale sia anomala per Siena l’abbiamo sempre detto. Dal primo gennaio 2024 si sono registrati nei Cas 367 ingressi provenienti dagli sbarchi e 265 provenienti dal territorio. Tra l’altro nel mese di ottobre ne abbiamo presi 20 dal territorio e già 7 a novembre. Nei prossimi giorni altri 13, di cui due sono donne ospitate dalle suore, non alla Caritas. Verranno distribuiti nei posti recuperati a fatica grazie a revoche, cessazioni e a qualche provvedimento della commissione. Li metterermo a disposizione dei territoriali ma teniamo conto che oggi (ieri, ndr) sono arrivati 11 migranti da Agrigento fra cui un nucleo familiare. Non dimentichiamo che è così una volta alla settimana. Lavoriamo per contemperare le due esigenze anche perché i territoriali non vengono presi in considerazione dal ministero per l’assegnazione”.
Proviamo a spiegare tale aspetto.
“Noi non siamo né terra di sbarchi, né di frontiera. I nostri migranti non vengono redistribuiti, spetta solo a chi va negli hotspot. Paradossalmente per questo quando ero ad Agrigento risultava più facile la gestione. Invece i territoriali che non sono identificati nelle altre zone di frontiera e, come detto, non sono negli hotspot restano di competenza della prefettura. Se per ipotesi oggi ne arrivassero 30 dagli sbarchi dovremmo assorbirli tutti, se fossero 300 lo stesso”.
La prefettura ha svolto controlli.
“Sì, sul territorio di varia natura. E’ emerso che fra l’80% e il 90% degli ospiti dei Cas lavorano. Per noi va bene, una forma di integrazione. Anche se non dobbiamo dimenticare che questo è un nucleo che non ha prospettive per il futuro perché in caso di rigetto della richiesta (di asilo, ndr) dalla commissione e successivamente dal tribunale tornano clandestini sul territorio. Sarebbe pertanto opportuno fare un’attività di informazione tramite le associazioni per far capire che chi viene qui e non ha motivi per richiedere asilo, è opportuno che entri tramite i flussi. Tornando ai controlli, sono stati svolti fuori dai Cas anche perché avevamo avuto segnalazioni. In diversi casi erano stati individuati pulmini che prendevano i migranti dei Centri e li portavano a lavorare, soprattutto in agricoltura. In un Cas, su 70 ospiti, ne abbiamo trovato sette che operavano in nero. E che venivano presi e portati nella campagne di Grosseto. Un accertamento svolto con i carabinieri ed il Nil. La fase successiva della sanzione e dell’eventuale segnalazione alla procura avviene tramite l’ispettirato del lavoro”.
Ci sono zone più delicate?
“Quelle al confine con il Grossetano. Partono da noi, vanno in Valdichiana e, appunto, in tale provincia. E viceversa. Vengono impiegati soprattutto nella raccolta di uva e olive. Stiamo valutando anche di fare una proposta di modifica legislativa, ho visto per adesso la Cgil ma saranno coinvolte tutte le sigle e le associazioni datoriali quando sarà completo il quadro dei controlli ancora in corso. Ho scoperto, va però approfondito, che anche l’agriturismo ha le stesse normative dell’agricoltura: il datore di lavoro non ha l’obbligo della notifica preventiva dell’avvio al lavoro. Al di là del migrante non è perfetta. Se vanno i carabinieri rispondono ’ho iniziato proprio oggi’. Valuteremo come tentare una migliore salvaguardia”.
Gli accertamenti già svolti hanno avuto effetto?
“Sono aumentate le giornate dichiarate in agricoltura”.
Pakistani ex parcheggio Il Duomo. In larga parte sono dublinanti, ossia l’Italia non è il primo Paese dove hanno chiesto asilo. Non hanno diritto ai Cas.
“Si tratta di persone che hanno scelto volontariamente di venire a Siena. E l’accoglienza, come detto in avvio, va garantita assolutamente a chi arriva dagli sbarchi. Esigenze dunque da contemperare”.
Quanti sono i migranti nei Cas?
“Attualmente circa 1150 in oltre 50 Cas, quello di Cetona è stato chiuso perché restituito ad un’associazione religiosa. La maggior parte arriva da Pakistan, Bangladesh e Costa d’Avorio. Ultimamente sono aumentate donne sole e famiglie dalla Tunisia. Un centinaio dei 1150 provengono dall’Ucraina, un mondo a parte”.
C’è una gara europea.
“Non c’è più la disponibilità che era stata data nel periodo covid e post pandemia, molti si sono tirati indietro perché il turismo la fa da padrone. Abbiamo offerte sempre sui soliti comuni, vedi Chianciano che però ne ha quasi 300 migranti. Dobbiamo cercare di non affaticare sempre le stesse realtà. Solo 10 i Comuni su cui insistono. Vero che l’immobile lo sceglie il gestore, però ho chiesto ai Comuni per sapere se avevano immobili o aree di parcheggio dove mettere moduli abitativi”.
I numeri dei migranti sono alti?
“Sì, per una realtà come la nostra. Ogni settimana si presentano fra le 30 e le 50 persone che chiedono asilo. Non tutti vogliono l’accoglienza ma la maggior parte sì”.
C’è chi sostiene ’i posti ci sono’.
“A parte che dobbiamo razionalizzare per etnie, ci sono poi centri per nuclei familiari dove non possiamo mettere uomini soli. Posti per questi ultimi non ne ho. Proprio ora ho firmato una cessazione e due revoche, se non ci saranno ricorsi ne ho 3 a disposizione però mi devo preparare ai nuovi sbarchi”.