Una copia del presepe di Arnolfo di Cambio di proprietà del Comune di Colle val d’Elsa sarà visitabile fino al 9 gennaio nella Cappella dei Signori del Museo Civico. Nella Cappella di Piazza è invece presente un’installazione che rimanda al presepe esposto in museo.
La Cappella dei Signori del Museo Civico di Siena accoglie l’unica riproduzione in gesso esistente della Natività di Arnolfo di Cambio, primo esempio in scultura del Presepe. Le festività natalizie 2024 consentono di rendere omaggio, nella splendida cappella arricchita dagli affreschi dedicati alla storia di Maria, alla Natività e al grande scultore delle terre senesi mostrando come la sua mano sensibile abbia saputo narrare, con estrema sintesi, il miracolo della nascita e l’omaggio dei Magi al Bambino, sotto gli occhi benevoli del dipinto del Sodoma. L’allestimento è stato curato dall’architetto Alessandro Bagnoli.
Pochi decenni dopo la rappresentazione del presepe vivente a Greccio (1223), Niccolò IV, primo papa francescano, commissionò ad Arnolfo di Cambio un presepe per la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma (1291), che da subito assunse un valore spirituale e artistico di primaria importanza. L’opera, infatti, fu realizzata per l’Oratorio del Presepe, una riproduzione fedele della grotta in cui nacque Gesù, realizzata con pietre provenienti dalla Terra Santa. Fin dal 644 al suo interno erano conservate importanti reliquie legate alla Natività: cinque asticelle in legno d’acero della mangiatoia (praesepium) che accolse il Bambino e le bende che lo avvolsero alla nascita. Così forte era la devozione verso queste testimonianze del mistero dell’Incarnazione che da allora la basilica prese il nome di Sancta Maria ad Praesepium. L’artista colligiano realizzò un’opera vibrante, composta da diverse statue ricavate da candidi blocchi di marmo di Carrara. Il gruppo statuario si compone di San Giuseppe, in piedi, curvo sul bastone e con una folta barba, delle teste di un bue e di un asino, che sovrastano una piccola mangiatoia, e dei Magi: uno, solitario, inginocchiato in adorazione, con barba e capelli lunghi che ricadono su una tunica sacerdotale riccamente decorata; gli altri due, stanti e in conversazione, recano in mano i doni. La critica è concorde nel riconoscere nella Madonna con il Bambino un’elaborazione tardo-cinquecentesca.