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PATRON Il presidente del Siena Antonio Ponte ci ha fatto visita ieri mattina nella nostra redazioneFoto Paolo Lazzeroni-Siena-:FILO DIRETTO IN REDAZIONE CON ANTONIO PONTE , PRESIDENTE SIENA CALCIO
Siena, 8 febbraio 2015 - LA ROBUR attuale e quella del futuro. Il progetto stadio, i possibili nuovi soci e un percorso difficile da seguire ma indispensabile per la sopravvivenza. Il presidente della Robur Antonio Ponte è venuto a trovarci in redazione e ha parlato di tutto questo, senza sottrarsi alle domande più insidiose facendo chiarezza su cosa vuole fare per la Robur ma anche per una città bisognosa di rilanciarsi dopo un periodo davvero molto difficile.
Presidente, partiamo dal bilancio dei suoi primi sei mesi da proprietario del Siena.
«Bilancio molto positivo, direi oltre le aspettative. Siamo primi in classifica e quindi dal punto di vista tecnico-sportivo, anche considerando quando e come siamo partiti, tutto bene».
E sotto altri punti di vista?
«Sono contento del coinvolgimento e del sostegno di questi fantastici tifosi, non sono però ancora riuscito a coinvolgere la città a livello imprenditoriale, invece ci dovrebbe essere grande interesse affinché la squadra vada bene, portando di conseguenza benessere per tutti».
Lo sponsor che risultati ha portato?
«Con Insieme in Siena siamo arrivati a circa sessantamila euro, che è un buon risultato, anche se chi ha contribuito viene soprattutto da fuori, non dalla città. A Siena stanno ancora aspettando di vedere quanto sono seri Antonio Ponte e il suo progetto. Non c’è fiducia nel sottoscritto ma io voglio conquistarla strada facendo. Per adesso aleggia la sfiducia e lo sconforto per quanto è successo e io ne sto subendo le conseguenze. Non posso essere solo a far rinascare il calcio e la città, è un compito gravoso che ha bisogno di sostegno».
Servono soci quindi...
«E io li sto cercando. Fino ad ora l’unico che mi ha aiutato entrando in società con me è Pietro Mele, ma sto parlando con due o tre soggetti senesi su un loro eventuale ingresso. Il progetto dell’azionariato popolare lo potrò fare solo quando saremo in Lega Pro, con l’obiettivo di avere cinquemila azionisti ai quali sono disponibile a fare da leader».
C’è un errore di questi suoi primi mesi alla guida del Siena che se tornasse indietro non rifarebbe?
«Avrei dovuto fare dall’inizio 60 e 40 con un altro socio. Purtroppo per varie ragioni e anche per una questione di tempi non è stato possibile. Senza il coraggio di prendere il cento per cento probabilmente perdevo la società e così sono rimasto da solo, anche se adesso non lo sono più grazie a Pietro Mele».
A livello economico ci sono dei problemi?
«Per concludere questo campionato nessun problema, anche se ammetto che da solo non ce la faccio per la prossima stagione, se saremo come tutti ci auguriamo in Lega Pro. C’è assoluto bisogno dell’ingresso di un socio o più di uno per fronteggiare gli impegni».
Il gruppo Hellmich può essere la soluzione?
«Con lui sto lavorando sull’aspetto dello stadio. Tra noi c’è una specie di ping-pong con la voglia di trovare un accordo. Lui vorrebbe versare una quota, anche molto importante, ma soltanto all’inizio e senza obblighi negli anni successivi, per poi portare avanti l’idea dello stadio»
La sua idea è diversa?
«Sì, ovviamente. Se faremo lo stadio sarà necessario far nascere la società proponente che costruirà lo stadio e qui darei a lui la maggioranza, a patto che lui entri come socio di minoranza nel Siena. Diciamo un 60-40 riversato».
Come sono al momento i vostri rapporti?
«Stanno migliorando, anche se lui fa il duro e come ho detto è in atto un ping-pong che va avanti. La trattativa è comunque viva. Hellmich è importante per questa città ma non è l’unica soluzione. In Italia ci sono imprese che hanno resistito alla crisi e rappresentano valide opzioni sulle quali mi sto muovendo».
Quali sono i tempi del progetto stadio?
«Non ci sono tempi precisi, ma chiaramente prima facciamo e meglio è. Bisogna avere delle certezze dall’Amministrazione comunale, a Hellmich non va bene di avviare uno studio di fattibiltà con un costo importante, col rischio che poi la gara di appalto la vinca un altro soggetto. Il sindaco deve fare qualcosa per tranquillizzarlo su questo eventuale pericolo e stiamo cercando la soluzione».
All’Amministrazione comunale interessa davvero il progetto stadio?
«L’interesse dell’Amministrazione è molto grande, hanno capito che si tratta di uno dei progetti più importanti degli ultimi anni, anche perché a livello occupazione ci sarà una ricaduta positiva sul territorio sia dal punto di vista della costruzione che dei successivi benefici. Vogliamo mettere in questo stadio le cose che mancano in città e sfruttabili dalla città, ma deve essere una struttura comunque a reddito che ripaghi l’investimento. Tutto questo va fatto ovviamente insieme all’Amministrazione comunale con l’idea di creare un comitato che si occupi di certi aspetti per trovare i giusti compromessi».
Il progetto stadio riguarda il ‘Franchi’ oppure sono state prese in considerazione altre location?
«Parliamo esclusivamente del Franchi. A meno che lo studio di fattibilità che costa circa un milione non dica che non c’è il reddito per farlo, ma a questa cosa darei l’uno per cento di probabilità. La vera opportunità è il Franchi, nel cuore della città e io sono il garante della totale trasparenza visto che non ho interessi chissà dove e fino ad ora ho solo speso, lavorando quasi in esclusiva da quando sono diventato proprietario della Robur. Ho passione e sono convinto che il progetto calcio possa andare avanti portando dei benefici economici a differenza di quello che pensano in molti».
Ci spieghi meglio.
«Siamo partiti da zero, ma vincendo ora il campionato di serie D e poi quello di Lega Pro possiamo guadagnare con il calcio, visto i soldi che girano anche in serie B. In pochissimi ci credono, io sì, bisogna però avere il coraggio di investire e programmare nel modo giusto».
A proposito di programmi, quali sono gli obiettivi che la Robur deve centrare nei prossimi anni?
«Tre anni per andare in B era il progetto iniziale. Se non ce la facciamo quest’anno è necessario essere promossi nel prossimo campionato per tentare la scalata alla serie B già nel successivo. Se vinciamo adesso abbiamo poi due anni per tentare il ritorno in cadetteria. Senza la banca o aiuti forti il Siena credo si possa permettere la serie B. Se però riusciamo a costruire lo stadio con le caratteristiche giuste e le entrate necessarie per finanziare il calcio allora possiamo ambire anche alla serie A, non dico come categoria permanente ma comunque arrivarci come fanno tante squadre tipo l’Empoli».
In un modo o in un altro si torna dunque sempre a parlare dello stadio...
«C’è grande voglia di farlo da parte del Comune. Il sindaco Bruno Valentini ha capito perfettamente l’importanza del progetto e vorrebbe iniziarlo con la certezza di finirlo entro tre anni. Lo stadio dovrà essere un vanto per la città, un qualcosa che l’arricchisca. Il problema, come ho già detto, è anticipare costi pesanti senza poi avere la certezza di farlo perché c’è la gara di appalto. Questa è la cosa che preoccupa Hellmich, perché in Germania non funziona così, mentre in Italia siamo vittime perenni della burocrazia. L’ideale sarebbe trovare una soluzione rapida che rispetti le leggi e vada bene a tutti».