Presidenziali Usa, ora per ora. La nottata americana in ateneo fra speranze e preoccupazioni

Docenti, esperti di comunicazione e di politica, giornalisti e studenti hanno seguito il voto. Occhi puntati sugli Stati Uniti, fra intermezzi letterari e riflessioni sulle conseguenze.

Presidenziali Usa, ora per ora. La nottata americana in ateneo fra speranze e preoccupazioni

Docenti, esperti di comunicazione e di politica, giornalisti e studenti hanno seguito il voto. Occhi puntati sugli Stati Uniti, fra intermezzi letterari e riflessioni sulle conseguenze.

"In America può vincere il peggiore" , sono quasi le tre di mattina quando David Riondino in collegamento video compone la sua poesiola sul voto presidenziale americano – a quell’ora ancora in corso –. Una lettura ironica quanto realistica quella dell’attore e regista, che da lì a un’ora di distanza avrebbe visto gli Stati Uniti consegnati a Donald Trump, rieletto presidente distanziando la rivale Kamala Harris. E’ solo uno dei tanti interventi che hanno scandito la nottata ‘americana’ all’Università di Siena, che con quasi l’11 per cento di studenti stranieri è la finestra sul mondo, un punto di vista al quale osservare la scena lontana, ma che comunque ci riguarda da vicino.

L’auditorium del Santa Chiara Lab è pieno di ragazzi che dalle 23 hanno seguito il voto americano, insieme a docenti, esperti di politica, giornalisti ed intellettuali. ‘America, dall’altra parte della luna’ è il titolo della maratona notturna, organizzata dall’Università con il Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive e con la redazione di Culture Globalist. Una nottata che si è consumata fra speranze e paure, anzi che è trascorsa fra l’iniziale speranza di un new deal e la finale preoccupazione per l’esito del voto e le conseguenze sul resto del mondo. "Non voterei per nessuno dei due", interviene così a nottata fonda il professor Franco Cardini, saggista già docente di storia medievale, con un’affermazione dirompente quanto condivisa; "avrei voluto un’alternativa a due candidati che rappresentano l’uno odio e l’altro disprezzo – prosegue Cardini –. L’America è un Paese in crisi e la scelta di voto non può che essere per il ‘meno peggio’".

Questo il filo della nottata: la scelta fra il leader arrogante, il repubblicano, che con la promessa di ‘fare grande l’America’ piace alla gente, dai super ricchi ai più poveri che non hanno nulla da perdere e la candidata debole, la seconda scelta di un presidente divenuto impresentabile, sulla scia di un partito, quello democratico, che rappresenta sempre più le grandi famiglie, lontane dal popolo e con poche idee. Su invito del professor Maurizio Boldrini, conduttore della serata insieme ad Antonio D’Agnelli e al professor Tiziano Bonini, la prima a prendere la parola è Ariana Irene Antonelli, studentessa americana di Chicago, a Siena da tre anni per studiare linguistica: "Il problema è che la scelta è solo fra i due partiti che si dividono tutto e nei quali puoi non riconoscerti, senza alcuno spazio per un indipendente. La mia speranza non è che vinca l’uno o l’altro ma che si possa un giorno uscire da questa polarizzazione".

Tocca quindi al professor Luca Verzichelli, di Scienze politiche, spiegare le ‘regole del gioco’, il complicato sistema elettorale americano: è eletto presidente non chi riceve più voti, ma chi ha la maggioranza dei voti dei 538 grandi elettori ripartiti in modo proporzionale rispetto alla popolazione fra i 50 Stati, ognuno dei quali è attribuito al candidato che vi prende più voti, fatta eccezione per Nebraska e Maine. "L’esito dipenderà da come voteranno i 7 Stati ‘swing’ – dice il professor Verzichelli -, ‘in bilico’, dove nessuno dei due partiti ha un sostegno storico". Ed è così che quando dalle tre di mattina la ‘balena’ americana, compresi Pennsylvania, Georgia, North Carolina, Visconsin , Texas, inizia a colorarsi di rosso, l’esito diventa chiaro.

E tutti i discorsi, le analisi fatte in precedenza, su diritti civili, comunicazione e temi trainanti la campagna elettorale, sono presto superati e l’attenzione va sul dopo, i prossimi scenari. Il professor Pierangelo Isernia invita a riflettere sui patti atlantici, fra Usa e Europa, un rapporto storico che ora si allenta, su posizioni che si allontanano su commercio, cambiamento climatico, Difesa e fronti di guerra. Il professor Francesco Olmastroni passa al setaccio la comunicazione: Trump ha puntato su immigrazione, economia, sicurezza; Harris su politica estera, aborto e diritti civili. Il professor Luigi Bosco entra nel dettaglio dei due programmi: Kamala Harris intende aumentare le tasse sui profitti delle imprese; Trump guarda ai più dei ricchi e alle imprese, alzerà invece i dati del commercio, il 10% su tutti i prodotti importati e il 60% su quelli cinesi. E’ la professoressa Alessandra Viviani con la lezione sui diritti civili a far emergere il fallimento della Harris che ha puntato sulle donne e l’aborto, temi che non hanno fatto presa o non hanno avuto il successo atteso, con la candidata democratica perdente sul fronte delle minoranze etniche e non ripagata dal voto femminile.

Sono le 5 del mattino e il rosso repubblicano copre ormai la cartina: Donald Trump, il candidato ‘incredibile’ ha vinto. E la nottata si chiude con il pensiero alle parole (alla vigilia del voto) del professor Verzichelli: "Tutto cambierà. L’Europa deve pensare da sé ai propri confini".

Eleonora Rosi

Paola Tomassoni