Presunti favori a imprenditori. Non si trova un braccialetto elettronico: Turini resta in cella

Il carabiniere avrebbe dovuto lasciare la Dogaia 10 giorni fa per andare ai domiciliari ma i dispositivi sono tutti esauriti. Uno dovrebbe arrivare domani. Chiesto il dissequestro dei vini.

Presunti favori a imprenditori. Non si trova un braccialetto elettronico: Turini resta in cella

Presunti favori a imprenditori. Non si trova un braccialetto elettronico: Turini resta in cella

Non ha potuto ancora lasciare il carcere della Dogaia, Sergio Turini, tenente colonnello dei carabinieri, arrestato il 30 maggio scorso con l’accusa di corruzione, nonostante il tribunale del Riesame abbia disposto per lui i domiciliari il 14 giugno. A dieci giorni dal pronunciamento del Riesame, Turini è ancora ristretto in carcere perché manca il braccialetto elettronico. Il dispositivo non è disponibile – circostanza che non è così rara – nonostante le sollecitazioni del legale del carabiniere, Giovanni Renna, per velocizzare l’uscita dal carcere del suo assistito. La buona notizia è che dovrebbe arrivare domani consentendo così a Turini di tornare a casa. Evidentemente i braccialetti elettronici in dotazione alla Questura di Prato erano tutti già applicati e così è stato necessario fare domanda per averne uno nuovo. L’iter burocratico richiede tempo, un’eternità per chi lo sta aspettando. Turini è entrato alla Dogaia a fine maggio su disposizione del gip di Firenze Anna Liguori.

L’avvocato di Sergio Turini, Giovanni Renna, ha chiesto il dissequestro della cantina di vini pregiati del suo assistito. La cantina è stata messa sotto sequestro dalla Procura che sta indagando per capire se le pregiate bottiglie fossero "merce di scambio" per i favori che il militare, usando la sua posizione, faceva a imprenditori della zona. Ancora il giudice non si è espresso sul dissequestro.

La Procura ha disposto la consulenza di un esperto di vini, chiamato a valutare il valore della cantina del colonnello Turini, appassionato di vini da sempre. In tutto sono state esaminate oltre 500 bottiglie. Tra queste ce ne sono alcune da intenditore e molto costose, come un Tignanello da 450 euro, due Le Pergole torte Monteverdine da 700 euro e anche una magnum di Sassicaia del 2003 dal valore di 750 euro. La stima totale della "cantina" indicata dal consulente ammonterebbe a circa 31 mila euro.