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Bordata di critiche dei magistrati alla riforma del ministro Nordio
di Laura ValdesiSIENAI magistrati del tribunale e della procura della repubblica della sottosezione senese dell’Anm oggi incrociano le braccia. E aderiscono compatti all’astensione dall’attività proclamata dall’Associazione delle toghe per protestare contro il disegno di legge costituzionale approvato in prima lettura alla Camera il 16 gennaio scorso che modifica sette articoli della Costituzione: 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110. E che è al centro di uno scontro come finora non si era mai visto fra magistratura e ministro della giustizia. Così oggi alle 9 le toghe della sottosezione Anm di Siena incontreranno davanti a palazzo di giustizia in via Franci cittadini e organi di informazione per spiegare le ragioni dello sciopero "A difesa della Costituzione", questo lo slogan scelto. Illustrando al contempo anche i pericoli che il disegno di legge comporta per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, garanzie fondamentali poste a presidio della effettiva tutela dei diritti e delle libertà delle persone. E’ la prima volta che i magistrati scendono in strada per spiegare le ragioni del ’no’ alla riforma Nordio. Molti di loro parteciperanno poi alle iniziative che si svolgeranno al riguardo a Firenze.
"Con questa astensione la magistratura – si spiega in una nota dell’Anm senese – la magistratura difende non propri diritti o prerogative ma beni comuni fondamentali dell’attuale assetto costituzionale, quali l’equilibrio tra i poteri dello Stato e l’autonomia e indipendenza della magistratura stessa. Beni comuni che costituiscono garanzia di tutela effettiva dei diritti e delle libertà, non solo dei cittadini ma di tutte le persone". La piena tutela di queste ultime, si prosegue, richiede infatti "una magistratura autonoma e indipendente , libera da qualsiasi condizionamento che non sia quello derivante dalla Costituzione e dalle leggi, sovranazionali e italiane, secondo il quadro costituzionale che ci è stato consegnato dai padri costituenti". Un disegno di fronte al quale le toghe hanno sentito la necessità di far sentire la loro voce. Spiegando che attualmente la carriera della magistratura inquirente e giudicante è unica ed il passaggio dall’una all’altra funzione è rigidamente regolamentato. E di fatto risulta assai raro: in cinque anni lo 0,8 dei pubblici ministeri è passato a funzioni giudicanti e lo 0,2% dei giudici è passato a svolgere funzioni requirenti.