REDAZIONE SIENA

Quando a Siena c’erano i concerti. Le note indimenticabili della Pfm

Una foto una storia L’esibizione del marzo 1976, ultimo tour con Mauro Pagani nella formazione

Potremmo prendere subito il tono della favola: "C’erano una volta i concerti rock a Siena, quando il palasport aveva anche questa funzione. Da qui sono passati tanti protagonisti…". Dall’archivio di Augusto Mattioli ecco un significativo scatto che ci arriva dall’11 marzo 1976. Protagonista la Premiata Forneria Marconi impegnata nel tour ’Chocolate Kings’, che prende il titolo dall’ultimo long playing e che si sviluppa proprio in quell’anno fra tre continenti: Europa (Italia e Inghilterra), America (tour negli Stati Uniti e Canada) e Giappone.

E non poteva mancare anche Siena. Grande entusiasmo e pubblico delle migliori occasioni. Il repertorio, che battezza il nuovo cantante Bernardo Lanzetti ex Acqua Fragile, ovviamente insiste sull’ultimo disco appena uscito, dal contenuto fortemente antiamericano e che costerà la fine delle attenzioni dei grandi manager statunitensi, ma il concerto pesca anche dal grande repertorio del gruppo, al tempo più importante d’Italia. I momenti più belli, sono l’assolo alla chitarra di Franco Mussida che introduce la fascinosa ’Just Look Away’ e la trascinante ’Alta Loma Five Till Nine’, con un altro assolo finale, prima della immancabile ouverture del Guglielmo Tell di Rossini.

Fra l’altro questo è un tour storico anche perché è l’ultimo, arriverà infatti all’autunno, che vede la presenza nel gruppo di Pagani, prima che inizi una propria carriera solistica. Il resto è affidato alla trascinante verve alla batteria di Franz Di Cioccio, al basso di Patrick Djvas e alle tastiere di Flavio Premoli. Non si fanno mancare l’impressionistica ’Four Holes in the Ground’ e, tratta dall’ultimo album, l’anticipatrice sferzata ecologica di ’Out of the Roundabout’. Grande finale: tutti in piedi a ballare con la trascinante ’Celebration’.

Il giorno dopo, immancabile sosta al sole del primo pomeriggio con i sei musicisti fra le lastre di piazza del Campo. Le favole, lo sappiamo, sono il luogo di tutte le ipotesi. E allora chissà se un giorno qualcuno, sulla scia di altri illuminati amministratori, possa trasformare, come il Mandela Forum, il palasport in un luogo che suona bene e che può ospitare eventi non solo sportivi. Crediamo alle favole come credevamo alla musica della Premiata. Insomma, qualcuno prima o poi bacerà il fatidico rospo.

Massimo Biliorsi