di Orlando PacchianiQuei piloni abbandonati nella campagna senese, nei dintorni della Cassia, sono da quindici anni il simbolo di una doppia frattura. Quella istituzionale, con le crisi degli enti - Provincia in testa - che avrebbero dovuto realizzare il nuovo tracciato, di cui si parla da oltre un quarto di secolo. Quella fisica, perché quel passaggio a livello a Isola d’Arbia spezza quotidianamente il rapporto tra la città, la Valdarbia e il resto della provincia, croce per migliaia di pendolari costretti a subire le conseguenze di un tracciato antiquato.
Qualcosa ora si smuove, con il passaggio ad Anas, anche se la storia dei nodi infrastrutturali senesi insegna che non bisogna essere precipitosi con gli entusiasmi. Basti pensare alla Siena-Grosseto (sarà davvero il 2026 l’anno della conclusione del raddoppio?), all’eterno dilemma di Ampugnano rilanciato in questi giorni da più imprenditori interessati quantomeno a uno scalo per voli privati, all’imbarazzante situazione delle linee ferroviarie, mentre la stazione dell’alta velocità MedioEtruria appare sempre più ipotetica. I lavori della Provincia sui ponti della viabilità cosiddetta secondaria, che tutt’altro che secondaria è per chi abita e lavora in zona, sono un’altra sfida da vincere, per un territorio che in quanto a collegamenti è sempre all’anno zero.