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Resta paralizzato, poi muore. Omicidio colposo, condanna per due medici delle Scotte

Pene di 3 anni e 2 anni e mezzo per gli specialisti. Appello contro la sentenza. Trasmessi gli atti alla procura perché valuti responsabilità di un loro collega.

Resta paralizzato, poi muore. Omicidio colposo, condanna per due medici delle Scotte

di Laura Valdesi

SIENA

L’incidente stradale a Chianciano in via Baccelli, era stato portato in ospedale. Ma quello che sembrava un episodio come molti si è trasformato in tragedia. Perché il ferito, 48 anni, dopo un lungo calvario sanitario era morto tra atroci sofferenze, rimanendo paralizzato. La moglie e il figlio, insieme all’avvocato Mauro Cesaroni, erano in tribunale ieri pomeriggio ad attendere la sentenza nei confronti di due specialisti delle Scotte accusati di omicidio colposo. Il pm Silvia Benetti aveva chiesto nell’udienza precedente la condanna di entrambi a 3 e 2 anni, oltre alla trasmissione degli atti alla procura per valutare la posizione di un terzo medico, ora in pensione, la cui posizione sarebbe stata inizialmente archiviata. Il giudice Simone Spina ha accolto quest’ultima richiesta, decidendo per i due specialisti la pena di 3 anni e di 2 anni e sei mesi, con interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Il figlio ha abbracciato la madre, dopo la lettura del dispositivo, visibilmente commossa. "So che sbagliare è umano – si limita a commentare – , un errore medico può accadere ma la cosa che veramente ci addolora è che mio marito poteva essere salvato se l’intervento fosse stato più tempestivo". Tesi evidenziata dal pm Benetti nella sua requisitoria. "Siamo persone semplici, all’inizio c’era chi non credeva al nostro racconto, meno male che esiste la giustizia", aggiunge la vedova. Lette comunque le motivazioni della sentenza, l’avvocato Luca Goracci che difende i due medici, presenterà appello.

L’odissea dell’uomo, che aveva fatto l’idraulico e poi il trasportatore, era iniziata il 24 ottobre 2019 quando ebbe appunto un incidente in via Baccelli. Venne soccorso, emerse che l’alcol nel sangue era oltre il limite. Ma i suoi guai iniziarono, così aveva raccontato la moglie in una testimonianza lucida, dettagliata e dolorosa, quando fu portato prima a Nottola dove gli venne detto che aveva solo delle vertebre spostate per cui sarebbe stato dimesso l’indomani. Lui continuava a sostenere di avere ’il collo rotto’, mentre tornava a casa in auto il dolore era irresistibile. Ricevettero una telefonata da Nottola che diceva loro di tornare indietro perché per il policlinico di Siena la cosa era più grave. Portato a Siena, si scoprì che aveva due vertebre rotte. Non era stato possibile operarlo immediatamente, nonostante continuasse a ripetere che non sarebbe arrivato a giovedì. La situazione infatti peggiorò, perse la sensibilità da un braccio, non ci vedeva più. Fu operato d’urgenza ma rimase paralizzato. E il 17 gennaio 2021 era morto.