Riaprono Le Giubbe Rosse. Il Caffè letterario rinasce

Il Gruppo Scudieri, proprietà del magnate kazako Igor Bidilo, ha finito i lavori. Martedì la presentazione del recupero, il 15 giugno la riapertura del locale.

Riaprono Le Giubbe Rosse. Il Caffè letterario rinasce

Riaprono Le Giubbe Rosse. Il Caffè letterario rinasce

C’è solo un invito in nero con bordo dorato. Elegante, la data del 4 giugno e l’orario, le 19, Caffé Giubbe Rosse, Firenze. Niente altro. Ma attorno allo storico locale in piazza della Repubblica, celebre per il suo passato di caffè letterario e di quartier generale dei Futuristi nei primi decenni del Novecento, la nebbia sulla riapertura ha già cominciato a diradarsi. Il 4 giugno saranno presentati il progetto di recupero e i riallestimenti delle sale del caffè, il 15 giugno (data ancora da confermare), ci sarà la riapertura ufficiale del locale.

Chiuso da tanto tempo, da cinque anni il Caffè Le Giubbe Rosse, è di proprietà del gruppo Scudieri. Pezzo della holding Faro Alto (nuovo nome di Sielna), società che ha sede legale a Firenze e che ha come proprietario Igor Bidilo, il magnate del Kazakistan che è al centro di una rete di una ventina di locali (buona parte di quelli a Siena sono stati ceduti), dei marchi Nannini e Scudieri, oltre alle Industrie dolciarie senesi che erano di Alessandro Nannini. La società di Bidilo acquistò il locale all’asta, dopo tre incanti andati a vuoto, perché il proprietario era in fallimento. Passarono al gruppo Scudieri anche i 26 dipendenti.

Dopo cinque anni di progetti, di un cantiere nascosto a tutti, nonostante sia nella centralissima piazza della Repubblica a Firenze, martedì si solleverà il velo sul restauro del Caffè Letterario. Sono stati lavori complicati: colpa del Covid, dei rigorosi paletti sul recupero piantati dalla Soprintendenza di Firenze e anche dalle vicissitudini societarie di Igor Bidilo and company. L’8 aprile il gip di Siena ha rinviato a giudizio dieci imputati, tra cui Bidilo, con accuse che vanno dall’autoriciclaggio alla corruzione, dall’appropriazione indebita all’evasione fiscale. La prima udienza, di una lunga serie, fissata il 19 settembre.

A Firenze contano altre storie, però. Non si sa se Antonella Ranaldi, soprintendente a Firenze, sarà alle Giubbe Rosse alla presentazione del recupero. Dovrebbe esserci, però, un alto funzionario. Anche perché la Soprintendenza è stata ferrea nel pretendere che il Caffè, aperto nel 1897, con il nome mutuato dalla divisa dei camerieri, rispettasse tutti i canoni stlistici e architettonici della sua storia. Dai tavoli agli arredi, dagli specchi a piatti e bicchieri, dal bancone alla lavastoviglie. Tutto per ricreare quell’atmosfera magica che richiamò intellettuali da tutta Europa: Lenin, Gordon Craig, André Gide. Che fu teatro della scazzottata (enfatizzata, però) tra i futuristi milanesi come Marinetti, Boccioni e Carrà, e i fiorentini della rivista La Voce, diretta da Ardengo Soffici. Poi nel dopoguerra, fu il Caffè di Montale, Rosai, Campana, Palazzeschi, Vittorini, immortalati in foto e disegni sulle pareti del locale. Oltre alla Soprintendenza, ci sarà la proprietà, rappresentata dall’ad Denis Milovidov e, forse, dallo stesso Igor Bidilo. Trattandosi delle Giubbe Rosse, potrebbe esserci anche il sindaco Dario Nardella.