Quale potrebbe essere nel futuro la ricetta di un piatto sostenibile, ma anche gustoso? Non è stato difficile trovarla perché questa deliziosa pietanza la conosciamo tutti (almeno qui in Toscana): si tratta della ribollita. È un piatto tipico toscano di origine contadina, probabilmente risalente al Medioevo, il cui nome deriva dal fatto che un tempo le donne ne cucinavano una grande quantità e poi ne ribollivano giorno dopo giorno la dose necessaria ai pasti. Per realizzarla occorrono alimenti economici, stagionali e provenienti dal territorio: fagioli, cavolo nero, cipolla, carote, patate, pomodori pelati, pane raffermo, olio d’oliva.
Ma perché crediamo che la ribollita possa essere il cibo del futuro? Per prima cosa perché è un piatto sano e completo, contiene tutte le sostanze di cui ha bisogno il nostro corpo: fibre, proteine, vitamine, sali minerali, carboidrati. È un piatto ’etico’ perché non utilizza ingredienti esotici, ma prodotti da un’agricoltura sostenibile, con ridotto impatto ambientale. Riduce lo spreco alimentare perché riutilizza il pane raffermo che altrimenti verrebbe gettato e, visto che la ribollita dura diversi giorni e rimane gustosa, è una preparazione che non finisce nella pattumiera.
Inoltre questa ricetta valorizza la nostra grande tradizione culinaria, fatta di alimenti genuini e dell’amore degli Italiani per la buona tavola. Un altro punto a suo favore è che mette tutti d’accordo, onnivori, vegetariani e vegani: nessuno può dirle di no. Con questa ricetta del passato potremmo risparmiarci le (temute) insalate di alghe o le crêpes di farina di grilli.