REDAZIONE SIENA

"Rifiuto-ritardo all’edizione vaccinale e mancata percezione della gravità"

La riflessione sull’abbassamento delle coperture e il successo dei vaccini

"Rifiuto-ritardo all’edizione vaccinale e mancata percezione della gravità"

La riflessione sull’abbassamento delle coperture e il successo dei vaccini

La legge 119/2017 prevede l’obbligatorietà di 10 vaccini per i minori da zero a 16 anni: anti-difterite, anti-tetano, anti-pertosse, anti-emofilo, anti epatite b e anti-polio, a partire dal iii mese di vita; anti-morbillo-parotite-rosolia-varicella, con 2 dosi delle quali una intorno al 13°-15° mese, la seconda nel sesto anno di vita. "L’obiettivo minimo di copertura vaccinale per ottenere l’immunità di gregge è del 95% - precisa la dottoressa Chiara Cinughi de Pazzi –: in Italia ci sono differenze significative nelle coperture tra le Regioni, ma a livello nazionale non si raggiunge l’obiettivo del 95%. Per quanto riguarda la Toscana e la nostra Asl i dati si attestano intorno al 95% al 24° mese per 3 dosi di esavalente e per 1 dose di anti-morbillo, parotite, rosolia".

Il mancato raggiungimento di coperture vaccinali adeguate "può essere attribuito – prosegue – ad un pericoloso atteggiamento ’globale’ di rifiuto-ritardo nell’adesione alle vaccinazioni, che l’Oms definisce ’esitazione vaccinale’. Le motivazioni vanno ricercate in più fattori, tra i quali l’enfatizzazione degli effetti collaterali dei vaccini, ai quali sono state attribuite conseguenze invalidanti seppure gli studi non hanno dimostrato alcuna nesso di causalità; poi la ridotta percezione della pericolosità delle malattie prevenibili con i vaccini stessi. In estrema sintesi si dice che i vaccini sono le prime vittime del loro successo, nel senso che la bassissima incidenza di alcune infezioni ottenuta dalle alte coperture vaccinali, ha provocato una percezione distorta della pericolosità delle malattie e la convinzione che debbano appartenere al passato". L’Isituto Superiore di Sanità dice che "sta crescendo, oltre all’idea che alcune malattie infettive appartengano al passato, un atteggiamento esitante verso le vaccinazioni e con esso aumentano le ’sacche’ con bassa copertura dove le malattie trovano terreno".

"Tale riflessione - continua Cinughi de Pazzi – si estende alle vaccinazioni non obbligatorie ma raccomandate per i neonati. Pensiamo alla vaccinazione anti-pneumococcica: uno studio ha evidenziato che l’inserimento del vaccino nei programmi vaccinali ha prodotto nei bambini sotto 5 anni una riduzione del 55% delle infezioni gravi da pneumococco, tra le quali batteriemie, polmoniti, meningiti da pneumococco etc. Analoga riflessione per la vaccinazione anti-meningite e anti-rotavirus".