"Rimasi basito dalla notizia della sua morte"

Il magistrato che indagò sul decesso del manager fa un affresco della vicenda. "L’allora ad Mps Viola non aveva un canale diretto con noi"

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Un grande affresco delle vicende dell’epoca, quello che tratteggia il pm Antonino Nastasi. Del momento ’caldo’ dell’inchiesta su Antonveneta, delle perquisizioni in tutta Italia. "Se non si sa cosa era accaduto nell’ultimo anno e mezzo, si possono perdere di vista alcune informazioni", premette. Da quando la procura era assediata e affisse un cartello "non si danno notizie ai giornali", alle lodi del presidente della Repubblica Napolitano per il modo in cui conducevano le indagini. Altro che "insabbiare per coprire chissà quali cointeressenze politiche, sgombriamo il campo", spiega il pm rivendicando "un’attività approfondita e attenta sul caso Mps con riferimento anche ad un eventuale coinvolgimento di soggetti politici nelle scelte economico-finanziarie, verificando se fossero state figlie di un accordo illecito ma di questo non c’è traccia. E’ tutto in una relazione alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche".

Nastasi va poi alla vicenda Rossi, parla della perquisizione subita dal manager il 9 maggio 2012: consegna alla commissione parlamentare d’inchiesta il relativo decreto. "Non fu trovato nulla di rilevante", dice. Spiega invece che quella del 19 febbraio 2013, che aveva scosso Rossi, era collegata ad informazioni ricevute da Valentino Fanti, capo della segreteria generale, sentito come persona informata sui fatti, il quale aveva evidenziato che in pochi davano del ’tu’ a Giuseppe Mussari, l’ex presidente del Monte. "Rossi era la persona a lui più vicina", ribadisce il pm Nastasi a più riprese nell’audizione. Ecco perchè lo perquisirono. Il manager, comunque, non era intercettato dalla procura di Siena. E Nastasi, parlando in merito al fascicolo aperto il primo marzo 2013 sulla fuga di notizie sull’azione civile di Banca Mps in relazione alle vicende Nomura e Deutsche Bank, rileva che "prima del 6 marzo (giorno del volo dalla finestra, ndr) non si era mai parlato di insider trading in relazione a David Rossi."Se avesse manifestato la volontà di collaborare sarebbe stato sentito immediatamente", osserva il magistrato tornando alla mail del 4 marzo con intento suicidiario indirizzate all’allora ad Fabrizio Viola. Quest’ultimo, rivendica Nastasi, "non aveva un canale aperto con noi", rispondendo sul perché il manager lo ritenesse "il miglior intermediario" con la procura, secondo quanto si evincerebbe dalle mail. Precisa che l’unica persona con cui dialogava della Rocca era il professor Francesco Mucciarelli, difensore di Mps. "Fu lui ad inviarmele e non c’era la famosa ’Help!’ del 4 marzo, rinvenuta qualche giorno dopo dalla Postale". E ancora: "Neppure i colleghi avevano rapporti con Viola, ce li avevano semmai gli ufficiali di pg che notificavano gli atti alla Banca". Ammette di essere rimasto "basito" quando quel 6 marzo 2013 ricevette la notizia della morte del manager.

Svela infine un retroscena, legato alle audizioni, negando di aver dato l’incarico all’avvocato Andrea Vernazza di Genova di scrivere anche a suo nome la lettera inviata al presidente della Camera Roberto Fico sul lavoro della commissione parlamentare. "Non mi ha messo a parte dell’iniziativa", dice. Idem il suo collega Aldo Natalini. Vernazza è però il legale di Nastasi e di altri magistrati di Siena come persone offese nelle querele presentate nel 2017 sui presunti festini.

Laura Valdesi