LUCA AMODIO
Cronaca

Non era mal di testa, ma emorragia cerebrale: donna non più autosufficiente, risarcimento da un milione di euro

Abbadia San Salvatore, la signora era al lavoro quando ha iniziato ad accusare mal di testa, nausea e vomito. I sanitari la tranquillizzano: cervicale. Torna al pronto soccorso: diagnosi confermata. Poi una Tac e inizia l’incubo: era emorragia subaracnoidea di origine aneurismatica

L’intervento chirurgico non è bastato a evitare complicazioni neurologiche

L’intervento chirurgico non è bastato a evitare complicazioni neurologiche

Siena, 13 febbraio 2025 – Le avevano diagnosticato la cervicale infiammata e invece era un’emorragia: adesso lei non è più autonoma, bloccata a letto, vede poco e soffre di incontinenza urinaria. Così la Asl è stata condannata a risarcirla di oltre un milione di euro.

Tutto inizia nel 2015, ad Abbadia San Salvatore. La signora è al lavoro, ha mal di testa, nausea e vomito. Chiama il 118 i sanitari la tranquillizzano: cervicale, bastano aintinfiammatori e un collare. Ma il dolore persiste. Lei torna al pronto soccorso: diagnosi confermata. Dopo due settimane dall’esordio dei sintomi la paziente si sottopone ad una Tac e inizia l’ incubo: emorragia subaracnoidea di origine aneurismatica. Una situazione d’urgenza: viene trasportata con pegaso alle Scotte di Siena. E via con l’intervento chirurgico. Dopo le operazioni c’è un peggioramento: inizia ad avere difficoltà a parlare e problemi neurologici. Quindi il secondo intervento, senza miglioramenti. Così viene trasferita in un reparto di riabilitazione neurologica dove rimane fino al febbraio de 2026. Ma la donna, quando esce, non è più la stessa: non è autonoma nei movimenti, parla a fatica e soffre di incontinenza.

La signora, o meglio la sua amministratrice di sostegno, fa causa: sia contro l’Asl che contro l’azienda ospedaliera. Nella sentenza il tribunale sintetizza due momenti: l’eventuale responsabilità dei sanitari dell’Asl prima, e quella de Le Scotte dopo. Per il giudice la diagnosi dell’emorgia è arrivata con un ritardo di 15 giorni, sarebbe potuta arrivare prima se i sintomi fossero stati considerati con più attenzione. Se così fosse stato, le complicazioni neurologiche, più gravi, si sarebbero forse potute evitare. Diversa invece la situazione per quanto riguarda le responsabilità de Le Scotte: sulla base delle consulenze, per il tribunale le complicazione post intervento rientrano nei normali rischi di una embolizzazione. Perciò non ci sarebbero errori tecnici o omissioni. Per questo l’azienda ospedaliera universitaria è stata assolta.

Il tribunale riconosce però il danno subito dalla donna pur sottolineando che una diagnosi tempestiva avrebbe ridotto le conseguenze del 40%, ma non del tutto. Fatto sta che, mettendo insieme danno biologico permanente, danno morale e danno patrimoniale (visto che non può più lavorare) i conti arrivano alla cifra record di oltre un milione. A seguire la causa per la parte offesa l’avvocato Alessandro Massai che esprime soddisfazione per il risultato, “espressione della verità dei fatti e delle responsabilità; il risarcimento non potrà riportare alla salute, ma potrà permettere un’esistenza dignitosa”.