Siena, 21 marzo 2025 – “Cosa mi è rimasto di questa missione? La giovane ferita di cui mi occupavo, insieme a medici e infermieri naturalmente, era molto grata per ciò che stavamo facendo. E cercava di dimostrarmelo sforzandosi di comunicare. Nei suoi occhi si leggeva l’ansia di riavere accanto la famiglia, che la raggiungerà in Italia”, dice Sara Giannini, presidente della Pubblica assistenza di Siena. Partita come volontaria con un team tutto toscano della Cross (Centrale remota per le operazioni di soccorso sanitario) a seguito della richiesta di supporto delle autorità macedoni all’Emergency Response coordination centre di Bruxelles. Il governo si è così attivato per consentire il trasporto dalla città di Skopje di 4 feriti nell’incendio di una discoteca della cittadina macedone di Kocani in cui hanno perso la vita 59 giovani.

Volontaria con la ’Cross’.
“Lo scorso agosto venne chiesta la disponibilità ai soccorritori per partecipare a queste missioni. Facevo parte di un pool di volontari, appunto, che aveva aderito. Sono stata contattata verso le 20 di lunedì per andare il giorno seguente: alle 7 a Pisa. E’ stato aggiunto che l’obiettivo era la Macedonia e che la missione sarebbe stata di 24 ore”.
Non ha esitato.
“Certo che no, avevo dato la disponibilità. Sono arrivata lì, puntuale. Ci attendeva un velivolo dell’aeronautica militare, un C-130. Il rendez vous con gli altri volontari e naturalmente medici e infermieri. In tutto tredici persone”.
In volo dunque a Skopje. Che situazione avete trovato?
“Tutto era già stato organizzato. Mentre attendevamo di caricare la paziente di cui mi dovevo occupare sull’areo ho parlato con un medico locale. Per loro è stata una maxi emergenza perché, purtroppo, oltre alle 59 vittime, si sono visti arrivare decine e decine di pazienti, alcuni anche molto gravi. Per questo si sono rivolti agli altri Stati per consentire loro le cure specialistiche urgenti di cui necessitavano”.
All’interno del C-130 erano state allestite quattro postazioni con la barella.
“Esatto, unitamente agli elettromedicali per l’assistenza avanzata. Come detto ho prestato assistenza, sempre in collaborazione con medico e infermiere, alla giovane paziente”.
Quale è stato l’approccio in questa situazione così delicata?
“E’ arrivata in Italia da sola, anche se la famiglia l’avrebbe raggiunta il giorno seguente. Mi sono preoccupata di farle sentire la mia vicinanza. Nelle sei ore che siamo state insieme ho cercato di mostrarle che c’era qualcuno vicino a lei. Volevo che percepisse questo, vista la delicatezza della situazione”.

Cosa le ha detto la giovane?
“Ha raccontato che quella sera è stata da incubo ma ho fatto il possibile, dialogando in inglese con lei, per farla pensare ad altro”.
E quando vi siete lasciate?
“Prima il C-130 ha fatto scalo a Milano dove sono atterrati tre feriti, la paziente che assistevo l’ho lasciata nelle mani di altri volontari a Pisa. L’ho guardata negli occhi dicendole che doveva occuparsi di se stessa e che sarebbe stata a sua disposizione un’équipe sanitaria altamente specializzata. Mi ha ringraziato, guardandomi intensamente prima che il portellone dell’ambulanza si chiudesse”.
Prima esperienza per Sara Giannini nella ’Cross’?
“Sì. Ero la prima nella lista dei volontari a cui attingere. Dopo questa missione scalo in fondo e saranno altri della nostra provincia ad essere chiamati”