ROMANO FRANCARDELLI
Cronaca

San Gimignano e l’arte. Il coro di Sant’Agostino aspetta di essere ‘curato’

Qualche tempo fa il restauratore Daniele Rossi intervenne e quindi operò una messa in sicurezza, in via provvisoria. Poi è calato un silenzio totale.

A San Gimignano nella chiesa di Sant’Agostino c’è un affresco che aspetta da tempo il. restauro

A San Gimignano nella chiesa di Sant’Agostino c’è un affresco che aspetta da tempo il. restauro

Memoria, lamenti e lenta agonia dall’arte quattrocentesca. Voce silenziosa e dimenticata che si alza dagli affreschi feriti del XV secolo dagli "uomini di buona volontà" nel monumentale museo vivente dalla chiesa convento di Sant’Agostino. Di San Gimignano patrimonio dell’umanità. Amara sorpresa nell’uovo di pasqua (non) di resurrezione. Grido di dolore da oramai cinque anni dalle silenziose "voci viventi" pitturate da Benozzo di Lese detto il "Gozzoli" nel coro della chiesa agostiniana dove ti vengono (venivano) incontro le storie affrescate che rappresentano la vita e quella "parola" del dottore della chiesa, San Agostino, firmate nel 1464 dal maestro Benozzo. Il fiorentino Gozzoli. Appunto. Dopo quel grido di aiuto al capezzale dei volti feriti hanno visto il camice bianco del medico di pronto soccorso, il restauratore Daniele Rossi per la messa in sicurezza, in via provvisoria, per incerottare le ferite sanguinanti (lesioni) visibili a occhio nudo su preciso incarico dalla Soprintendenza territoriale. Poi il silenzio. Voci rimaste sole, chiuse e senza nessun spiraglio di luce. Al buio. L’ingresso al coro per ammirare questi capolavori di Benozzo della chiesa-convento conosciuti in tutto il mondo da milioni di visitatori, è chiuso, serrato a tutti. In restauro. Fino a quando? Chissà. Con lo sguardo amareggiato sia dai turisti in visita alla città delle torri sia dai "secolari" custodi e sacristi della comunità internazionale i frati agostiniani del prezioso monumento vivente di proprietà del Demanio. Passato strada facendo sotto la "protezione" della Soprintendenza territoriale, dopo la storica soppressione degli ordini religiosi del "Granduca Leopoldo". Compresi gli affreschi di Benozzo con la promessa (per ora da mantenere) di nuova vita che restano in attesa della divina provvidenza e dalla recente visita degli addetti ai lavori per rimuovere le acque. Si sussurra. Qualcosa si è mosso. Ma purtroppo c’è dell’altro; oltre agli affreschi del coro altre ferite e lamenti si sono levate dal secolare tetto del suggestivo chiostro superiore della "clausura" con alcune parti delle vecchie travi di legno a capriate scoperte che, con il peso degli anni ancora in piedi dal 1278, hanno ceduto. Puntellate e, anche loro, sono in attesa di un’altra divina provvidenza.

Romano Francardelli