
"Santa Caterina invita a risolvere i problemi" Lojudice: "Siena deve sfruttare le ricchezze"
di Pino Di Blasio
Il cardinale Augusto Paolo Lojudice si prepara per il cartellone pieno di eventi delle feste per Santa Caterina, evidenziando non solo il messaggio politico, ma anche gli aspetti sociali ed ecclesiastici delle celebrazioni. "Non sappiamo chi sarà il rappresentante del Governo, lo sapremo all’ultimo momento dal prefetto. Il 29 e il 30 aprile hanno tre momenti ugualmente importanti: la mattina con tutti i sacerdoti, la sera con la diocesi, il 30 con tutte le istituzioni".
Chiesa, società e politica le tre facce delle Feste?
"Possiamo dirla così. Ho voluto aggiungere una dimensione diocesana alle celebrazioni, volevo farlo anche negli anni scorsi ma non è stato possibile. Spero ci siano tutti i sacerdoti".
Anche quelli della Diocesi di Montepulciano-Pienza?
"No, solo i 65 della diocesi di Siena. L’accorpamento delle diocesi ’in persona episcopi’, non va letta come un’annessione, ma come un percorso da fare insieme. Non deve essere solo un ’peso’, fare il doppio delle cose nella metà del tempo: unire e camminare insieme deve essere gratificante per tutti. Qui è più facile perché in pratica si tratta della provincia di Siena".
Assisi è la coprotagonista delle feste cateriniane?
"E’ un invito maturato mesi fa, i collegamenti tra Siena e Assisi sono evidenti. San Francesco sta a Assisi come Santa Caterina sta a Siena. Con la differenza che Assisi senza il suo santo sarebbe un borgo medievale, mentre Siena senza Caterina ha un suo mondo che va avanti".
E’ ancora attuale il messaggio della Santa ai governanti temporaneamente al potere?
"Penso di sì, perché è conciliativo. Ciò che dovremmo dire sempre a chi ci governa è che quello che conta non è contrapporsi ma indirizzarsi verso una soluzione dei problemi".
Lei ha usato il termine ’polarizzazione eccessiva’.
"Questa strada di contrapposizione ideologica non porta lontano, solo a un grande dispendio di energie. Credo che se Caterina vivesse oggi, avrebbe da ridire anche su questo. Ai suoi tempi la Santa si spese anche per la conciliazione di diatribe ecclesiastiche, che avevano valenza politica per il collegamento tra Chiesa e governanti in quei tempi. A chi accusa la Chiesa di fare politica, la risposta è sempre la stessa: la Chiesa si occupa dell’uomo nella sua totalità, di corpo e anima. Ci sono state tante evoluzioni politiche nel passato, ce ne saranno anche in futuro. Ecclesia semper reformanda; la Chiesa è una comunità in cammino, una nave che ha scelto di prendere il mare e di sfidare onde e venti, non di restare ancorata nella calma del porto".
Scendiamo a un livello più basso di politica; lei farà campagna elettorale a Siena?
"Assolutamente no. Cerco di informarmi e di sollecitare i candidati a dare risposte. Qualcuno di voi giornalisti ha fatto notare che 8 candidati a sindaco e centinaia di aspiranti consiglieri sono troppi per una città di 40mila elettori. Chiederei a chi sarà il nostro, o la nostra, sindaco di essere attenti all’ascolto della città, partendo dai disagi più pronunciati. Puntando a dialogare anche con l’opposizione".
Anche lei è un alfiere della ’ricucitura’ degli strappi?
"Vedo una polarizzazione anche a Siena. Vivo qui da quattro anni, sento dire che prima c’era un amalgama migliore. Ma era il collante dei soldi, forse, a tenere insieme le cose. Oggi non ci sono più, il tessuto è lacerato".
Non crede sia meglio?
"In un certo senso sì, non ci si può illudere che si possa finanziare tutto e sempre. La pacificazione servirebbe a valorizzare le grandi risorse della città. E’ un’offesa per chi soffre, per chi sta peggio, non fare rete per sfruttare tutte le ricchezze".
Vale ancora l’invito al Papa?
"Certo. Papa Francesco può venire quando vuole a Siena".
Il caso delle monache di Pienza è in via di risoluzione?
"Siamo a un punto fermo. Ci sono i tempi previsti nei provvedimenti presi dalla Santa Sede. Le suore hanno fatto ricorso contro i due decreti, aspettiamo i passi della Signatura".