di Laura ValdesiSIENA"Furono fatti dei lavori al Santa Maria della Scala, tutti autorizzati. C’era un contatto molto stretto con la Soprintendenza. Chiamai personalmente per dire delle opere". L’intervento di cui parla l’ex sindaco Luigi De Mossi, ieri nell’insolita veste di testimone in tribunale, è quello relativo ad uno scavo per il recupero ed il restauro della cosiddetta strada interna all’ex Spedale. Finito al centro di un’inchiesta che, come si ricorderà, aveva portato nel gennaio 2021 all’avviso di garanzia anche nei confronti dell’allora primo cittadino. Ma nell’aprile di quell’anno il pm Daniele De Rosa, che ora è a Livorno, archiviò per De Mossi che uscì di scena unitamente al responsabile del procedimento nonché dirigente dei lavori pubblici del Comune, Francesco Montagnani, e al maestro d’arte Antonio Lauria, titolare della ditta che eseguì l’intervento al Santa Maria. L’indagine proseguì per l’architetto Caterina Biagini, direttore dei lavori e dipendente di Palazzo pubblico, ieri in aula accanto ai difensori Paolo Panzieri e Sandro Sicilia. Il processo sulla vicenda che destò grande scalpore è alle battute finali. Ieri sono stati ascoltati quattro testimoni, fra cui appunto De Mossi e Lauria. Nella prossima udienza a maggio altri testi della difesa e ci sarà poi l’esame dell’architetto Biagini. A luglio, invece, subito dopo il Palio, è prevista la sentenza.
Oltre a contestare al direttore dei lavori presunte contravvenzioni relative appunto al progetto, secondo l’accusa avrebbe anche violato il codice dei beni culturali e del paesaggio non impedendo la modifica di reperti di valore. Si ipotizzano anche possibili illeciti relativi alla mancata sorveglianza archeologica sull’opera.A quest’ultimo riguardo l’ex sindaco De Mossi ha ricordato, sollecitato dalle domande della difesa, "che al Santa Maria c’era una dipendente del Comune di Siena che era anche archeologa". Durante la deposizione, che ha visto il giudice Elena Pollini intervenire più volte, ha ribadito "che non c’è stato alcun danneggiamento delle strutture". De Mossi ha colto l’occasione per ricordare che l’intenzione della sua giunta "era di potenziare il Santa Maria per creare un turismo culturale e religioso. Uno degli obiettivi era di rendere sempre più utilizzabili gli spazi di questo contenitore. Per me il Santa Maria rappresenta il nuovo cuore pulsante della città. Il suo futuro sono la cultura ed un turismo non cannibalizzante. E’ uno dei musei potenzialmente più grandi del mondo".
Hanno poi testimoniato l’assistente alla direzione dei lavori, il direttore operativo e infine il titolare della ditta che eseguì l’intervento al Santa Maria. Nel corso dell’udienza è emerso, a più riprese, che lo scavo è stato effettuato con delicatezza e grandi accorgimenti, senza usare mezzi invasivi. E che non vennero rinvenuti reperti di valore. Piccoli frammenti di ceramica, per esempio. Nell’udienza del maggio 2023 era emerso che settacciando la terra lasciata al Fosso di Sant’Ansano, poi vagliata, c’era materiale vario. Furono recuperate ceramiche, appunto, ossa, vetri e oggetti metallici poi divisi per tipologia.