LAURA VALDESI
Cronaca

Scavi al Santa Maria, via al processo. "Danni, stratigrafie in parte perse"

Imputato l’architetto Biagini, direttore dei lavori. In aula l’ex soprintendente Muzzi, testimonierà anche De Mossi

Il sindaco Luigi De Mossi con l’architetto del Comune Caterina Biagini

Siena, 21 gennaio 2023 - Scavi al Santa Maria della Scala, il caso arriva davanti al giudice. Nell’aprile 2021 il pm Daniele Rosa (ora a Livorno) aveva archiviato, come si ricorderà, per tre indagati: il sindaco Luigi De Mossi che nel gennaio di quell’anno aveva annunciato l’avviso di garanzia in una conferenza stampa, il responsabile del procedimento nonché dirigente dei lavori pubblici del Comune, l’ingegner Francesco Montagnani, e il maestro d’arte Antonio Lauria, titolare della ditta che porta il suo nome e che eseguì l’intervento al Santa Maria. L’indagine era invece proseguita per il direttore dei lavori, l’architetto Caterina Biagini, dipendente di Palazzo pubblico, ieri in aula accanto ai difensori Paolo Panzieri e Sandro Sicilia. Le vengono contestate contravvenzioni relative al progetto di recupero e di restauro della considdetta ’strada interna’ al Santa Maria, che è una sorta di colosseo per Siena, nell’ambito del ’POR Francigena. Possibili illeciti relativi alla mancata sorveglianza archeologica sull’opera e alla mancata verifica su una piccola parte delle terre di scavo che, secondo l’accusa, sarebbero state mandate in discarica senza setacciatura atta a svelare la presenza di eventuali reperti da tutelare. Si contesta, tra l’altro, la violazione del decreto legislativo 42/2004, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, poiché non avrebbe impedito la rimozione o comunque la modifica di reperti di valore archeologico e storico.

Ad aprire le testimonianze, davanti al giudice Sonia Caravelli i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico che avevano indagato. E che hanno riferito di un sopralluogo a settembre 2020, dell’accesso invece nel febbraio 2021 alla discarica "ma erano passati diversi mesi per cui non si trovò traccia" dei circa 17 metri cubi che sarebbero stati conferiti lì. Ribadisce, sarà un po’ il leit motiv dell’udienza fiume, "che in caso di scavi di questo tipo, come al Santa Maria, serve un controllo archeologico durante i lavori". Altro tema: l’architetto Biagini durante lo scavo era in ferie? Battono forte anche su tale aspetto gli avvocati Sicilia e Panzieri. Sul banco dei testimoni anche l’allora soprintendente Andrea Muzzi che segnalò la vicenda alla procura. "Un atto dovuto, la legge impone la presenza di un archeologo", spiegò quando emerse l’inchiesta. "Tanto più che il Santa Maria – ha aggiunto ieri – è il luogo principe delle indagini nella città. Concordammo un sopralluogo ispettivo con il Nucleo tutela il 16 settembre 2020". Emerge che Muzzi era venuto a conoscenza dei lavori nella ’strada interna’ dal sindaco stesso il 2 settembre, durante un incontro per ragioni diverse. L’avvocato Sicilia gli mostra una comunicazione ufficiale del 29 giugno precedente "in cui il direttore Biagini informa l’avvio delle opere". Ma non si sarebbe parlato lì di scavi. Netta la funzionaria archeologa della Soprintendenza Irma Della Giovampaola (a cui era succeduto il collega Jacopo Tabolli al quale l’avvocato Panzieri fa poi i complimenti per la clamorosa scoperta delle 24 statue di bronzo a San Casciano dei Bagni): "Era necessaria una sorveglianza archeologica". E ancora: "Spettava al commitente, in questo caso il Comune di Siena, la nomina dell’archeologo". Cosa che conferma anche Tabolli, il quale sottolinea tra l’altro "il danno" fatto al bene, con particolare riferimento "alla perdita delle stratigrafie", anche se non tutte. Nella prossima udienza sarà ascoltato anche Federico Cantini, consulente del pm. Fra i testimoni ci sarà il sindaco Luigi De Mossi.