REDAZIONE SIENA

«Così ho sconfitto il tumore»

La storia di una docente che si è anche esibita nel burlesque

Il policlinico le Scotte

Il policlinico le Scotte

Siena, 30 settembre 2019 - «Occorre essere forti. Avere degli ideali. E tanta buona volontà». La ricetta, semplice a dirsi, in realtà è difficile da attuare. Ma per una docente che insegna nella nostra provincia è risultata vincente al termine di una salita impegnativa come il Pordoi per la vita, dopo aver scoperto di avere un tumore al seno. E ora che in cima alla vetta è arrivata, non solo si dedica all’Associazione ‘Serena’, di cui è presidente Dafne Rossi, formata da alcune donne operate alla mammella e da altre colpite indirettamente dalla stessa esperienza. Ha seguito corsi di burlesque e si è esibita a Firenze con quattro ‘colleghe’. «Una sfida portare questo messaggio sul palco. Fortunatamente ho il seno, però ci sono anche altre che non si sentono più belle e dunque non riescono a manifestare la loro femminilità. Siamo rimaste in body, colorato e con le trine. Sopra un soprabito. Insomma, proprio belle e anche brave», scherza Anna B., che insegna in un istituto scolastico. A Firenze ieri si è svolta una manifestazione benefica, ‘Corri per la vita’, per aiutare la lotta contro il tumore al seno. Lei, con testimonianza ed esempio, conduce ogni giorno la battaglia. Dice di essere stata fortunata. «Avevo i bambini piccoli e mi hanno dato la forza, insieme a mio marito, di affrontare la malattia senza deprimermi». Il rischio è quello. «Sì. Ma io ho sempre visto il bicchiere mezzo pieno». La patologia è metabolizzata. «Certo anche se qualche volta, quando ti guardi allo specchio, certe cose riaffiorano. Un’esperienza che non si dimentica. E che ha cambiato la vita facendomi apprezzare il caffè preso con un’amica e un fiore che sboccia». Ottobre è il mese della prevenzione: una parola importante. «Certo, lo diciamo con l’associazione ‘Serena’ da sempre. Trovarmela vicina ha aiutato ad affrontare meglio il problema. Quello più grosso è stata la caduta dei capelli durante la chemio, la cosa che ha fatto più male. Quando era indispensabile usavo la parrucca, odiandola. Sul terrazzo stavo senza, in casa lo stesso e così con gli amici». Il problema del lavoro? «Essendo dipendente pubblica per me è stato più facile. Chi opera nel privato deve far fronte anche a tale difficoltà». C’è solidarietà fra le donne operate? «Moltissima. Quella che cerchiamo di trasmettere grazie all’associazione, che si trova alle Scotte, organizzando cene e anche arteterapia». Un consiglio? «Non devono avere paura, ogni cosa si supera. Ed essere fiduciose nella medicina. Ci sono cure nuove e tutto è più semplice». Laura Valdesi