
di Marco Brogi
Blitz dei carabinieri in un centro massaggi cinese a due passi dal ’cuore’ di Poggibonsi. Il locale a luci rosse di via Sardelli è stato chiuso e i due gestori, una coppia cinese, sono stati denunciati per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Il gip del Tribunale di Siena ha inoltre emesso nei loro confronti due ordinanze di misure cautelari: di fatto l’obbligo di dimora nel comune di Prato, dove la coppia risiede da diverso tempo. Era da oltre un anno che i militari della compagnia di Poggibonsi, diretta dal capitano Emanuele Fazzi, tenevano d’occhio il centro massaggi in questione, pubblicizzato sui siti con foto di ragazze orientali in pose osé e il numero di cellulare da chiamare bene in vista.
I militari sospettavano che le ragazze offrissero prestazioni sessuali. Sospetti che si sono rivelati fondati dopo lunghe indagini coordinate dalla procura di Siena. Un’attività investigativa fatta di appostamenti, riprese delle telecamere all’ingresso del centro massaggi, intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra la maitresse e i clienti per fissare appuntamento e prezzo. "Tali minuziose attività – spiega il comando provinciale dell’Arma – hanno consentito ai militari della compagnia carabinieri di Poggibonsi di monitorare innumerevoli accessi quotidiani al centro massaggi da parte di clienti di ogni estrazione sociale e scoprire che durante le sedute le massaggiatrici, tutte di etnia cinese, erano solite proporre prestazioni sessuali extra in cambio di pagamenti che oscillavano dai 50 ai 100 euro". A seconda della prestazione. Un giro di affari niente male, quello della coppia cinese, che dal centro massaggi di via Sardelli, stando a una stima dei militari basata sul numero di clienti che giornalmente lo frequentava, ricavava circa 30mila euro al mese. I due conviventi periodicamente facevano visita alle ragazze per rifornirle di viveri e prelevare i fiorenti incassi.
Nel centro massaggi, al momento dell’arrivo dei militari, c’era una sola ragazza. Ma solitamente ce n’erano due, e a volte anche tre, in quell’edificio al primo piano nei pressi della stazione. Il cliente ne sceglieva una, si accordava sul tipo di prestazione e con lei si appartava nella stanza per consumare il rapporto sessuale.