PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Scuole di Medicina. Metà posti non assegnati: "Ma le vecchie divisioni non sono più realistiche"

Il rettore dell’Università Di Pietra commenta i numeri. Senza immatricolati. Medicina d’emergenza, Anatomia, Patologia e Medicina interna.

Il rettore Roberto Di Pietra

Il rettore Roberto Di Pietra

L’impossibilità di praticare la libera professione e la mancanza di una prospettiva di carriera influiscono sicuramente e tanto, ma non possono da sole spiegare la mancanza di immatricolazioni di alcune scuole specialistiche di area medica. Un problema nazionale del sistema formativo universitario e ancora più del sistema sanitario pubblico che di quei medici specialisti non può fare a meno. E un problema anche per la realtà senese: l’Università di Siena ha 33 scuole di specializzazione medica - più quella di chirurgia vascolare al momento non attiva per mancanza di uno dei due docenti, requisito di idoneità – e su 278 posti disponibili, coperti da borsa di studio, quest’anno ne ha assegnati 143, poco più della metà.

Dopo il concorso fatto nell’estate e i vari scorrimenti della graduatoria nazionale, ci sono scuole senza iscritti all’anno in corso: insieme alla Medicina d’emergenza-urgenza (Pronto soccorso e 118), che ha visto non assegnate tutte le sue 34 borse di specializzazione, sono in questa situazione anche Anatomia patologica (5 contratti di formazione), Medicina interna (10 posti), Patologia e biochimica clinica (5 borse). Ma poco attrattive sono anche Anestesia (7 borse assegnate su 39), Radioterapia (1 su 4), Igiene e Medicina preventiva (1 su 10), Malattie infettive (1 su 4), Chirurgia generale (4 su 13) e Oncologia medica (1 su 6). Tutti coperti invece i posti di Pediatria (15), Malattie dell’apparato cardiovascolare (11), Dermatologia (4), Ematologia (5), Otorinolaringoiatria (8), Oftalmologia (5), Endocrinologia (3), Reumatologia (4), Neurologia (7), Radiodiagnostica (11), Chirurgia maxillo-facciale (4).

È evidente e comprensibile che i neo laureati di medicina scelgano quelle specializzazioni che grazie alla libera professione garantiscono successo, economico e di carriera; alla scarsa attrattività della Medicina di emergenza concorre anche una formazione assai complessa e una professione più stressante di altre. "È ora di guardare e ripensare alla distribuzione dei posti assegnati dal Ministero nelle scuole e fra gli atenei – dice il rettore Roberto Di Pietra –. Sono diversi anni che alcune scuole soffrono; i 39 posti di Anestesia sono un’enormità rispetto alle dimensioni della nostra università; se al posto dei 34 della Medicina di emergenza ce ne assegnassero di più in altre specialistiche, tipo Ematologia, sono sicuro che avremmo meno posti vuoti. I numeri ministeriali non sono realistici e sostenibili. Questo non vuol dire che non si possa migliorare l’offerta: l’invito ai direttori delle scuole è a innovare il percorso formativo, rendendolo più attrattivo. Questo è quello che può fare l’ateneo. Ma ad oggi non è stato sufficiente".

La crisi di attrattività è innegabile: "Su 33 scuole attive, una quindicina sono a pieno carico – ancora il rettore –, 9 hanno evidenti criticità. E di alcune specialistiche non possiamo fare a meno: oltre alla Medicina d’emergenza, penso ad Anatomia, il motore che fa lavorare le strutture sanitarie. Se si fermano queste discipline è un problema. La legge di bilancio per il prossimo anno ha previsto una misura che aumenta del 50% nella parte variabile le borse di studio di alcune specializzazioni, pari a circa 400 euro al mese. L’Università insieme all’Azienda ospedaliera sta lavorando per metterci qualcosa in più, risorse aggiuntive di incentivo per aumentare l’attrattività".

Paola Tomassoni