"Queste derive antisemite sono da condannare: c’è sempre stato un rapporto molto forte tra la città di Siena e la comunità ebraica. Non riesco a dare una spiegazione a certi comportamenti". Va dritto al punto il professor Eugenio Neri, esperto in Cardiochirurgia e docente all’Università di Siena, che vanta nel suo albero genealogico il nonno paterno, Dario Neri, ’Giusto tra le Nazioni’, e il nonno materno Remigio Rugani, che durante la Seconda Guerra Mondiale tornò dall’Est Europa portando con sè un bambino ucraino di 10 anni e un collega medico ebreo polacco.
"Non siamo a ridosso di eventi come l’Intifada, che possano aver scatenato certi commenti contro la comunità ebraica senese – spiega Neri –. Premetto che l’antisemitismo è sia di destra che di sinistra, ma in casa nostra ho avuto esempi concreti di chi si è speso in prima persona per garantire protezione a molti ebrei perseguitati". Neri non ha dubbi: "Ho cercato di educare i miei figli a farsi sempre un’idea delle cose – sottolinea – perché alla fine è una questione di umanità. Un tempo erano gli ebrei a essere perseguitati, oggi ci sono i migranti. Penso infatti ai pakistani che dormono nel parcheggio del Duomo, per i quali l’amministrazione comunale ha trovato una soluzione".
Il cardiochirurgo continua: "Di fronte a certi eventi, è necessario esaminare sempre le persone e il momento storico in cui c’è chi viene additato come ’nemico pubblico’, formula molto facile da fare propria per chi non vuole pensare".
E ancora: "A chi scrive certi commenti sui social, consiglierei di leggere il libro ’Le benevole’ di Jonathan Littell, che spiega come nasce un nazista. Dovrebbero leggerlo tutti, in verità – continua Neri – anche a scuola, per capire come disagio etnico e povertà vadano di pari passo con la dittatura moderna".
La terapia contro gli estremismi suggerita dal cardiochirurgo è dunque "l’educazione all’umanità": "Mia mamma nel 1944 aveva dieci anni e sapeva perfettamente che i genitori ospitavano in casa un medico ebreo polacco e il piccolo Francesco – ricorda –. Mia zia nascondeva una signorina ebrea e altri perseguitati in una depandance. Tutti in famiglia sapevano cosa si rischiava, ma non hanno esitato".
Neri conclude: "Ora è tutto più difficile, perché la società è individualista e certi meccanismi sono più subdoli. Ho tanti amici nella comunità ebraica. A loro va tutta la mia solidarietà".
Cristina Belvedere