di Massimo Cherubini
Per salire sulla vetta del Monte Amiata e vedere da vicino la Croce Monumentale - che oggi si scopre esser di proprietà privata - si deve pagare. Un euro per percorrere poco più di cento metri con un tapis roulant e superare, così, il breve tratto di area (quella dove d’inverno si scia) senza povocare danni all’inerbimento fatto per creare il fondo in previsione delle nevicate del prossimo inverno. Nessuno eccepisce il buon atto che è stato eseguito pensando alla stagione invernale. Peraltro, da osservare, doveroso da parte della società che gestisce la pista e gli impianti di risalita. Una società chiamata, nel suo interesse e di quello dei turisti, ad offrire, la migliore immagine della montagna e dei suoi servizi. Ciò che non è andato giù è pagare. Non per un euro che si dà anche a chi pulisce il vetro dell’auto, ma per il concetto di pagare qualcosa che è, di fatto, pubblico. Anche perché in alternativa chi, in questi giorni, vuole salire fino alla vetta senza pagarae può farlo percorrendo una strada secondaria - anche questa privata- che aggira tutta la bellezza della salita del Pianello. Potrebbe, altra alternativa, percorrere, tra le tante piante, il "fuori pista". Ma i rispettivi proprietari par che siano decisi a non consentirlo.
Ciò che sta accadendo in questi giorni fa parte di un lungo tema di problematiche aperto – e ancora non definito – da anni e anni. Una vicenda complessa, lunga, con diversi avvocati chiamati a dipanare le matasse dei vari problemi. Diciamo che la svolta, assai negativa stando ai risultati, è legata alla ’guerra’ che negli anni Ottanta venne dichiarata alla società Isa. Le concessioni che aveva, per la gestione degli impianti di risalita del versante senese erano scadute. Per cambiare la Macchia Faggeta, proprietaria di gran parte dei terreni e del bosco della montagna, decise di costituire una società per azioni diffusa. La proponente, in forza delle sue proprietà dei terreni, ottenne la maggioranza delle azioni, il resto delle azioni venne sottoscritto da tanti cittadini. Il progetto naufragò in poco tempo. Arrivò l’esigenza di procedere alla ricapitalizzazione della società AIT (Amiata Impianti Toscani). Il socio di maggioranza non aderì perdendo la maggioranza delle azioni.
Da qui uno scivolone dietro l’altro. Con un contratto originale (concessioni per 50 anni con il rinnovo per ulteriori 50 anni) che oggi ha dato la gestione a pochi soci ’padroni’ dell’intera area della vetta. Che gli consente, anche, di far pagare un breve "passaggio" sul tapis Rtulant. Decisione che contrasta con le tante iniziative tese a sviluppare sull’Amiata anche il turismo estivo.