
Fabiola Petrella (Foto Lazzeroni)
Siena, 13 aprile 2021 - «Faccio il giudice di pace da quando avevo il pancione, in attesa di mio figlio Rinaldo che a dicembre ha compiuto 18 anni. Una lunga esperienza», dice Fabiola Petrella, apprezzato magistrato onorario del nostro palazzo di giustizia che da ieri ha cambiato ruolo ma non sede. Avendo vinto il concorso, è il nuovo direttore amministrativo della cancelleria del tribunale di Siena.
Originaria di Sulmona, in Abruzzo, racconta di essere arrivata nella città del Palio nel 2009 per motivi di famiglia, seguendo il marito che lavorava all’epoca per Glaxo ed ora per AchilleS Vaccines. «In precedenza ero stata giudice di pace all’Aquila», aggiunge riavvolgendo il nastro adesso che cambia ‘pelle’. Lasciando dunque le questioni condominiali oppure le convalide dell’espulsione degli stranieri. E poi le opposizioni alle cartelle esattoriali per non aver pagato una multa, solo per citare alcuni dei suoi (ormai ex) compiti.
Dottoressa Petrella, era molto benvoluta. «Di fatto la professione non l’ho esercitata, investendo ogni energia, anche umana, nel fare il giudice di pace». Quanto l’ha aiutata essere donna? «Direi soprattutto che esiste una linea di confine tra l’applicazione rigorosa della norma ed un pizzico di umanità e sensibilità nel trattare questioni che dal punto di vista del valore economico sono modeste ma sovente fortemente impattanti sulla vita delle persone». Un caso che porterà sempre con sè? «Non entrerei nello specifico, ce ne sono stati alcuni per cui non ho dormito la notte, avvertendo il peso umano della decisione. Ricordo semmai con soddisfazione il forte impegno alla conciliazione delle liti che si sono concluse con la stretta di mano». Discussioni di condominio: come siamo messi a Siena? «Ce ne sono, a volte anche problematiche perché durando nel tempo diventano croniche. Non sono comunissime a Siena, in verità». I motivi? «I soliti: un posto auto usato non correttamente, i tappeti sbattuti dalla finestra. Quello che si percepisce e che porta poi alla lite è sostanzialmente la non considerazione dei bisogni dell’altro. La mancanza di rispetto». Un cavallo di battaglia dal giudice di pace sono le multe prese con l’autovelox. «Sono moltissime. Serve il necessario rigore perché occorre tutelare gli interessi della comunità. Bisogna essere rigorosi nell’applicazione, se la violazione c’è va lasciato poco spazio alle motivazioni personali. Un messaggio che nel corso degli anni ho cercato di far passare è che la regola va rispettata anche perché, ripeto, posta a salvaguardia della comunità». Visto il suo ampio arco temporale come magistrato, quali cambiamenti registra? «Sono aumentate le contestazioni per guida in stato di ebbrezza, quando sono arrivata dall’Aquila erano poche adesso più numerose. Trasversali relativamente all’età». Specchio della nostra società. «Sì, come lo è un altro aspetto. Avendo la competenza sui beni mobili, registro un numero importante di ingiunzioni di pagamento, molte delle quali non contestate per cui divengono esecutive. Significa che la parte che le riceve non ha nulla da dire: doveva pagare e non possedeva i soldi. Si tratta soprattutto di ditte individuali». A chi deve dire grazie? «Al Foro composto da professionisti con cui ho sempre lavorato bene. Ho avuto un grande rapporto di collaborazione con il presidente e con la cancelleria che ha sempre messo dedizione nel lavoro. Essendo rimaste in due negli ultimi anni come giudici di pace, dico grazie per il sostegno reciproco anche alla collega Maria Domenica Vecchio». Consigli al futuro giudice di pace? «Metterci sempre un po’ di umanità e sensibilità».