Siena, 7 ottobre 2024 – Sono le 11.30 di domenica mattina e dopo due giorni consecutivi di sgombero del parcheggio ’Il Duomo’ la situazione è sempre al punto di partenza: a ogni piano della struttura sono presenti materassi, coperte negli angoli ma anche i giovani pakistani che in teoria sarebbero stati allontanati. Ma per andare dove, con le loro poche cose e nessuna alternativa? È ovvio che il freddo cemento di un parcheggio non è una soluzione dignitosa, né per loro né per la città. E la proiezione verso l’inverno non fa che accrescere i timori. “Dormire resta un problema, mentre per il mangiare tra noi e la mensa riusciamo a ovviare”, dice don Vittorio Giglio, responsabile Caritas, quotidianamente impegnato su questo fronte.
La Caritas attualmente ospita 27 giovani stranieri alla sede (con tre bagni chimici) e altri otto a Arbia. Impensabile riaprire come prima il garage sotterraneo: troppo pericoloso ammassare 60-70 persone senza servizi. E allora cosa fare? “Siamo i primi a sostenere che c’è disagio per tutti – dice Monica Tosono Moggi, della rete Si.Solidal –, l’unica certezza è che la situazione va governata e non può essere ignorata”. Anche perché, aggiunge, “c’è una deriva preoccupante che si trasforma in odio cavalcato sui social. Ma qui non serve urlare, è necessario confrontarsi”.
I dati dei pakistani richiedenti asilo sono alti, in proporzione alle altre province, ma per Tosoni Moggi il problema è un altro: “Siena ha gestito ben altri numeri, dagli albanesi ai nigeriani per esempio, che poi hanno lasciato sul territorio persone che si sono ben integrate. Ma da quando è stato cancellato il sistema di prima accoglienza, i tempi si allungano e nel frattempo non si può intervenire”. E i giovani stranieri, osserva, “sono scappati da situazioni tremende: non è che tornano indietro perché li allontani da un parcheggio”.
Sul fronte politico, Sara Pugliese e Alessandro Pallassini, coordinatori comunale e provinciale di Forza Italia, osservano che “le soluzioni tampone non hanno risolto i problemi di igiene, sicurezza e immagine della città che si intrecciano con le esigenze di chi è arrivato a Siena per migliorare la propria condizione e per sfuggire alla violenza”. Un plauso all’intervento della polizia di Stato e della Municipale: “Un atto dovuto per ripristinare una situazione almeno tollerabile”. Ora però, aggiungono, “è necessario che i poteri dello Stato individuino i motivi reali della scelta di Siena da parte dei gruppi di pakistani, cercando di distribuire, in modo più equilibrato con le altre città, la loro presenza e numero”.